Università e ricerca, l’appello a Draghi di 300 accademici

“Semplificare, liberalizzare, investire”. Questo è quanto chiedono a Mario Draghi 300 accademici aderenti al think tank Lettera 150.

“Semplificare, liberalizzare, investire”. Questo è quanto chiedono a Mario Draghi 300 accademici aderenti al think tank Lettera 150. L’appello propone al Presidente incaricato 10 riforme necessarie a liberare le energie del mondo della università e della ricerca, che può diventare il volano dell’economia del Paese.

“L’Istat ha stimato che per ogni miliardo investito in ricerca si generano a regime oltre 4 miliardi in termini di Pil. Confidiamo che il futuro governo, a differenza di quanto fatto finora, metta al primo posto ricerca e innovazione”, afferma Giuseppe Valditara, ordinario dell’università di Torino, e coordinatore di Lettera 150.

A firmare l’appello fra gli altri anche Antonio Vicino, presidente CUN; Antonio Uricchio, presidente ANVUR; Giuseppe Pelicci direttore scientifico Ieo; Angelo Riccaboni presidente PRIMA; Nicola Casagli, presidente OGS; Carlo Doglioni, presidente INGV; Giorgio Rossi, Governing Board EOSC; Roberto Di Lenarda, rettore università di Trieste; Marina Brambilla, prorettore università Statale di Milano; Giampio Bracchi, presidente emerito Fondazione Politecnico di Milano; Giovanni Orsina, direttore School of Government Luiss; Raffaele Caterina, presidente dei direttori di dipartimento di Giurisprudenza; Paola Gribaudo, presidente Accademia Albertina di Torino; Giuseppe Bertagna, pedagogista, università di Bergamo; Stefano Ruffo, presidente SISSA; Luca Crescenzi, presidente Istituto italiano di Studi germanici; Paolo Miccoli già presidente ANVUR.

Ecco i dieci punti dell’appello, integralmente disponibile sul sito www.lettera150.it

1. Un aumento significativo dei fondi destinati all’ffo (fondo finanziamento ordinario delle università), al foe (fondo ordinario per gli enti di ricerca), all’edilizia universitaria, e al fondo per il diritto allo studio. 


2. Una riforma avanzata del dottorato, delle lauree professionalizzanti e dell’istruzione e formazione professionale superiore. 


3. Una decisa semplificazione delle procedure, con la cancellazione di lacci e lacciuoli che imbrigliano la attività di ricerca, la apertura di nuovi corsi e l’avvio di iniziative di ricerca, la libera spendita delle conoscenze scientifiche e professionali verso l’esterno, i rapporti con il mondo della impresa. È nel contempo necessario realizzare lo spazio
aperto dei dati scientifici per consentirne la fruizione al mondo scientifico ed alla società così da migliorare l’analisi dell’esistente e la capacità di programmazione.


4. Una più forte ancorché responsabile autonomia delle università.


5. Una riforma dei meccanismi della valutazione degli Atenei che prenda esempio dalle migliori esperienze europee all’insegna di una certificazione di qualità da parte di agenzie internazionali accreditate. 


6. Una riforma del reclutamento che garantisca insieme con una reale meritocrazia anche quote di libera scelta da parte degli Atenei e che nel contempo valuti anche i risultati ottenuti nel trasferimento di conoscenza. 


7. Una decisa internazionalizzazione del sistema per favorire la esportazione della ricerca e del sapere italiani all’estero, per favorire gli scambi, per attirare ricercatori e studenti stranieri.


8. Un forte investimento nel trasferimento tecnologico per incoraggiare la produzione di brevetti, che ci vede oggi poco competitivi sullo scenario mondiale, e la loro trasformazione in prototipi industrializzabili. Una particolare attenzione al tema della Intelligenza artificiale sul cui sviluppo si va costruendo la quarta rivoluzione industriale. 


9. Un deciso incremento dei posti di professore, e di ricercatore per colmare il gap rispetto ai nostri principali competitor, per consentire una rapida carriera ai nostri migliori giovani e per favorire il rientro dei tanti bravi ricercatori oggi all’estero. 


10. La valorizzazione dei dipartimenti più innovativi, non in base a meccanismi burocratici, ma nel dialogo con gli atenei e con il territorio, così da trasformarli in eccellenze mondiali. Favorire nel contempo la federazione con strutture accademiche nazionali e internazionali, e creare grandi infrastrutture di ricerca attraverso snelle forme consortili capaci di coinvolgere pure enti privati. 


Ricordiamo infine che per la crescita del Paese è fondamentale anche una scuola di qualità con docenti  valorizzati, e selezionati in relazione alle cinque competenze base internazionali, rifiutando la logica delle sostanziali ope legis. Così come è importante la promozione della formazione artistica e musicale che rappresenta un patrimonio unico del nostro paese. 
Molte di queste riforme sono già pronte, attendono solo di essere varate.

Ricerca e innovazione non possono più aspettare perché l’Italia non può perdere competitività.

iltempo

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