Istituzione della figura del ricercatore a termine, riduzione dei fondi destinati alle supplenze e riordino degli elenchi dei contratti a tempo determinato con gli esterni. L’Università di Palermo vara tre provvedimenti per contenere i costi, potenziare l’attività di ricerca, mettere ordine nei rapporti istituiti con professionalità esterne. Il Consiglio d’amministrazione, nel piano di rientro, ha previsto il taglio di due terzi dei fondi destinati alle supplenze per la copertura degli insegnamenti vacanti.
«Per garantire le supplenze – afferma il rettore Roberto Lagalla – le facoltà dovranno prevalentemente utilizzare docenti interni a titolo gratuito. Una procedura che consentirà di razionalizzare la spesa e garantire la massima qualità didattica».
Il Senato accademico ha approvato il regolamento per l’assunzione dei «ricercatori a termine», figura prevista dalla legge Moratti, la 230 del 2005, e finora non introdotta all’Università di Palermo. Lo scopo dell’Ateneo è quello di potenziare l’attività di ricerca, affiancando ai docenti, nel loro compito istituzionale di ricerca, nuovi e giovani «cervelli» preparati e liberi da attività didattiche.
I ricercatori a tempo determinato saranno reclutati con procedure concorsuali, alle quali potranno partecipare candidati che abbiano conseguito il titolo di dottore di ricerca o equivalente in Italia o all’estero, oppure, per le facoltà mediche, il diploma di scuola di specializzazione o la laurea specialistica o magistrale. Saranno presi in considerazione anche altri studiosi che abbiano un’elevata qualificazione scientifica valutata secondo procedure stabilite dell’Ateneo.
I nuovi ricercatori avranno un contratto di durata triennale che potranno vedere rinnovato solo dopo una valutazione dell’attività svolta. Il regolamento dell’Ateneo di Palermo prevede anche verifiche annuali dei risultati raggiunti. «Il reclutamento sarà stabilito in base alle risorse per i progetti di ricerca – spiega il rettore Lagalla – e verrà gestito valutando le esigenze dei dipartimenti. Avremo finalmente figure professionali che possono occuparsi a tempo pieno di ricerca, senza essere assorbiti dagli impegni didattici».
Manuel Massimo