Tutti di nuovo in classe? Dubbi, difficoltà e i test salivari ogni settimana

Il piano del Governo e l’allarme dei presidi. Tutto quello che c’è da sapere per il rientro in classe di 1,6 milioni di studenti
High school students at school, wearing N95 Face masks. Sitting in a classroom.

Da nord a sud, dalla Lombardia alla Sicilia, mentre famiglie e ragazzi attendono il decreto che segnerà il tanto agognato rientro a scuola per gli studenti delle zone gialle e arancioni, e al 50% nelle superiori delle zone rosse, restano diversi i nodi da sciogliere sul piano della sicurezza tra i banchi. E i presidi sono preoccupati. <<Chi non ce la faceva prima, non ce la fa neanche ora>> temono alcuni dirigenti, impensieriti dal non riuscire a garantire il ritorno in classe di tutti gli alunni delle scuole superiori. A questo si aggiungono le preoccupazioni delle Regioni sui trasporti, tema caldo già nei giorni della prima riapertura.

IL PIANO DEL GOVERNO

Il premier, Mario Draghi, ha chiesto <<un mese in presenza con continuità>> e il Governo lavora in questa direzione nonostante le difficoltà. L’idea è di ricorrere a fasce orarie tra le 8 e le 10 (o le 11) del mattino, prevedere test a campione e a tappeto per rintracciare subito le positività, e scrutini anticipati al primo giugno che ridurrebbero di fatto la presenza in classe a cinque settimane. In ogni caso l’anno scolastico si dovrà chiudere entro il 12 giugno. Sul versante traporti, si punta a spendere nel modo migliore i 390 milioni di euro stanziati per il potenziamento della flotta dei mezzi pubblici ricorrendo a quelli privati e a una più ricorrente sanificazione.

I TEST SALIVARI

Sergio Abrignani, immunologo del Comitato Tecnico Scientifico, dalle colonne di Repubblica indica la via dei test salivari per i ragazzi. <<Non sono invasivi come i tamponi nasali>> dice l’immunologo, che sottolinea la velocità, <<i risultati arrivano in cinque minuti>> e ipotizza una frequenza di <<una o due volte alla settimana su tutti gli studenti>>. Avverte anche che la precisione non è quella dei tamponi molecolari, però sarebbe uno strumento utile per lo screening di massa e per intercettare rapidamente la nascita di alcuni focolai all’interno delle classi.

LE REGOLE DA SEGUIRE

Adesso si tratta di riportare tra i banchi 1,6 milioni di giovani. Distanziamento, igiene e mascherine obbligatorie per chi ha più di 6 anni, anche quando seduti al banco. E poi la necessità di seguire lezioni all’aperto dove ci sono le condizioni per farlo, usando anche parchi e campi sportivi. Sono queste i punti fermi che il ministero tradurrà in linee guida per il ritorno a scuola. Avendo già calcolato il potenziale rischio della riapertura, tradotto in un aumento dell’Rt compreso nell’intervallo 0,15-0,2.

LE VACCINAZIONI

Difficile però non pensare che la Dad in qualche percentuale si dovrà applicare anche al di fuori delle zone rosse. Gli studenti si ritroveranno tra i banchi, secondo le regole che verranno indicate dal ministero dell’Istruzione e che gli istituti dovranno rispettare. Anche se l’unico vero passo avanti rispetto a prima è la vaccinazione dei docenti e delle famiglie. Il 75% del personale scolastico ha già ricevuto la prima somministrazione, mentre l’80% gli over 80, che all’interno dei nuclei familiari possono entrare a contatto con i ragazzi positivi, sono stati messi al riparo.

L’ALLARME DEI PRESIDI

Antonello Giannelli, dell’Associazione nazionale presidi. Per lui la riapertura <<è un segnale importante, ma ci sono difficoltà tecniche>>. Giannelli sottolinea come adesso tre quarti degli insegnanti sono vaccinati <<ma se si torna al 100% in molte aule sarà problematico rispettare il distanziamento. In questo caso la scuola sarà costretta a ridurre la presenza dei ragazzi e alternarla alla Dad. Auspico perciò che il decreto rinvii all’autonomia delle scuole nell’individuare la percentuale delle presenze>>. Tradotto, gli istituti sperano in deroghe per non dover lasciare a casa intere classi.

ALMENO LE MASCHERINE

Distanze , protezioni individuali, sono ore di incontri al ministero per stabilire i criteri. I sindacati, ricevuti questa mattina al ministero, parlano di <<scelta politica>> e sottolineano come <<il problema delle condizioni di sicurezza va affrontato>>, lamentando <<mascherine chirurgiche di scarsa qualità>> e chiedendo che <<almeno ai docenti siano fornite le Ffp2>> .

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