Con 149 voti a favore e 63 contrari la Camera dei Deputati ha approvato la riforma che abolisce il test di Medicina come lo conoscevamo. Almeno nelle università statali il test d’ingresso a medicina è destinato a diventare un ricordo già dall’anno prossimo eliminando il famigerato quiz e sostituendolo con l’ammissione aperta al primo semestre “filtro” e spostando la selezione all’inizio del secondo che potrà essere frequentato solo dai migliori studenti definiti da una graduatoria nazionale decisa dai risultati universitari maturati nel frattempo. Ma se davvero si vuole partire nel 2025/26 è il caso di correre.
Il via libera della Camera
A cinque mesi e mezzo dal primo disco verde del Senato, che era arrivato il 27 novembre 2024, anche l’assemblea di Montecitorio ha approvato la legge delega in tre articoli che rivoluziona l’accesso a Medicina, Odontoiatria e protesi dentaria e Veterinaria e affida all’esecutivo il compito di emanare, entro 12 mesi, uno o più decreti legislativi per la sua attuazione. Nel farlo, il governo, in generale, e il ministero dell’Università, in particolare, dovranno tenere conto dei principi e criteri direttivi fissati dal Parlamento. In base ai quali, ad esempio, l’iscrizione aperta al primo semestre va realizzata nell’ambito di un contingente “sostenibile” di posti deciso a livello centrale oppure che può essere ammesso al secondo semestre solo chi consegue tutti i crediti (Cfu) comuni all’area area biomedica, sanitaria, farmaceutica e veterinaria sulla base di una graduatoria nazionale. Al tempo stesso, per superare il cosiddetto “imbuto formativo” che da anni affligge l’accesso alla carriera medica, è previsto che gli slot in ingresso all’università siano raccordati con quelli a disposizione post-lauream per le specializzazioni mediche eccetera.
“È una soddisfazione per gli studenti, le studentesse e le loro famiglie: finalmente cambia un sistema che ha tenuto per troppo tempo chiuse le porte dell’università e ha costretto i ragazzi alla gogna dei test inutili che erano diventati una roulette russa”, così Anna Maria Bernini, commentando il voto in Transatlantico con i giornalisti. “Ora il numero chiuso è superato, avremo 30 mila posti in più da qui ai prossimi anni e ci saranno sei mesi in cui gli studenti si formeranno e studieranno materie utili per il loro futuro. Questo è quello che fa la vera differenza. Conitnueremo ad aprire in modo progressivo”.
I prossimi passi
L’intenzione della ministra Bernini è di accelerare il più possibile, considerando che il provvedimento attuativo deve essere approvato in via preliminare in Cdm, poi ottenere l’ok delle commissioni parlamentari competenti e infine tornare a Palazzo Chigi per il varo finale. Tanto più che per una serie di minuzie tecniche servira. Alcuni punti fermi in vista del primo Dlgs sembrano raggiunti. Come il fatto che dovrebbe essere possibile ripetere una sola volta l’iscrizione al semestre filtro: in caso di mancato superamento di uno o più esami o di un punteggio insufficiente per l’inserimento nella graduatoria nazionale, gli studenti potranno frequentarlo di nuovo.
Allo stesso modo, in sede di presentazione della domanda, lo studente dovrebbe essere tenuto a individuare, oltre all’università presso la quale intende svolgere il semestre filtro, le ulteriori sedi, in numero da definire con un successivo decreto, secondo un ordine di preferenza, nelle quali è disposto a proseguire al secondo semestre dei corsi di laurea magistrale in medicina, odontoiatria e veterinaria. Oppure, in caso di mancata ammissione al secondo semestre, in uno dei corsi di laurea o di laurea magistrale di area biomedica, farmaceutica, sanitaria e veterinaria, anche in soprannumero, che gli farebbero da “paracadute”.
Gli ostacoli
Per capire che cosa cambierà effettivamente per gli aspiranti camici bianchi a partire dal prossimo anno accademico restano da risolvere soprattutto un paio di rebus. Il primo riguarda le materie da seguire durante il primo semestre (presumibilmente con un ampio ricorso alla didattica online), con relativi esami da superare. Si parla di biologia, chimica e fisica, ma non sono esclusi del tutto i primi rudimenti di anatomia.
La seconda riguarda gli esami di profitto. Cioè se si ricorrerà ai soliti mezzi (scritti o orali) e a un meccanismo che li renda certificabili (per usare l’espressione usata da Bernini) oppure se ci sarà un unico quiz per le tre materie (o addirittura tre diversi quiz, uno per materia). Ma quest’ultima sembra più un’ipotesi di scuola che una possibilità concreta. Sarebbe anche politicamente difficile da spiegare visto che per mesi l’unico punto fermo della narrazione sulla riforma è stata finora l’abolizione della “lotteria” dei quiz.
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