Test di ingresso, come funziona il numero chiuso e cosa cambia dal prossimo anno

Sono state rilasciate le date per i test d’ingresso nazionali. Ma cosa cambierà quest’anno e come si differenziano rispetto il numero chiuso locale

Chi dopo il diploma vorrà puntare alla laurea, la fine degli esami i mesi prima della maturità sono spesi, spesso, più allo studio dei test per l’iscrizione all’università. Tra corsi di laurea a numero chiuso definito a livello nazionale, atenei che fissano in autonomia uno sbarramento all’ingresso, università private che vanno – ovviamente – per conto loro, per i neodiplomati l’estate si traduce in un carico di tensione e, spesso, di disorientamento. Ammesso che non sia troppo tardi, perché in alcune università i giochi potrebbero essere già fatti.

I testi nazionali di Medicina, Architettura , Odontoiatria, Professioni sanitarie, Veterinaria e Formazione

Iniziamo con il fatto più acclarato. Chi vorrà tentare l’immatricolazione ai corsi di laurea in Medicina e Chirurgia, Odontoiatria, Veterinaria, Architettura, Scienze della formazione primaria o nei vari corsi delle Professioni Sanitarie dovrà superare i famigerati test d’ingresso. Per questi percorsi, infatti, il Ministero dell’Università e della Ricerca fissa un numero di posti disponibili su tutto il territorio nazionale, da distribuire poi tra i vari atenei. L’attenzione, ogni volta, si concentra soprattutto sulla prova di Medicina, non foss’altro per il numero più alto di candidati e per le scarse possibilità di successo (in genere ne passa meno di 1 su 10). Ma tutti i test hanno un’insidia in comune: solo un tentativo per avere successo.

Tutte le università statali coinvolte, infatti, organizzano la prova d’accesso nella stessa giornata, solitamente entro il mese di settembre; l’unica eccezione è il test di Architettura, per il quale gli atenei possono stabilire date e questionari differenti, restando però all’interno di un arco temporale imposto dall’alto. Circostanza che rende di fatto incompatibile il tentativo multiplo. Queste, ad esempio, le date in cui si svolgeranno i principali test d’ingresso per il prossimo anno accademico:

  • Medicina e Chirurgia: 6 settembre
  • Odontoiatria e protesi dentaria: 6 settembre
  • Veterinaria: 8 settembre
  • Professioni sanitarie: 15 settembre
  • Scienze della formazione primaria: 20 settembre
  • Medicina e Chirurgia in lingua inglese: 13 settembre
  • Odontoiatria e protesi dentaria in lingua inglese: 13 settembre
  • Architettura: entro il 23 settembre (ogni ateneo decide la data in autonomia)

Come sono le prove?

Le prove di selezione sono costituite da quesiti a risposta multipla – i cosiddetti quiz – che per alcuni corsi di laurea sono uguali per tutti a livello nazionale, per altri preparati a livello locale. E anche le graduatorie possono essere su base locale o nazionale. Il che rende l’iter d’accesso un vero e proprio percorso a ostacoli – tra domande più vicine alle discipline che poi si approfondiranno durante gli studi e quesiti che invece spaziano dalla logica alla cultura generale – che alla fine scontenta la maggior parte dei ragazzi e che scatena polemiche a non finire sull’opportunità di affidare il futuro dei giovani quasi al caso. E non è indifferente anche un approccio strategico, ovvero scegliere certe sedi o certi corsi dove c’è più probabilità di avere successo.

Le critiche più forti storicamente si levano contro il test di Medicina. Ma proprio su questo punto, recentemente, il Ministero dell’Università ha deciso di intervenire, avviando un processo di riforma mirato a rendere meno brutale il meccanismo. Come anticipato direttamente dalla ministra, Maria Cristina Messa, dal prossimo anno (2023), l’accesso programmato per le facoltà di Medicina e Chirurgia si trasformerà in un percorso: “Ci saranno investimenti per l’orientamento e la preparazione sin dalle superiori e al posto del “quizzone” ci sarà un test di orientamento e ingresso che potrà essere ripetuto. Continuerà a esserci una data nazionale stabilita dal Ministero ma sarà quella in cui tutti i candidati dovranno inserire a sistema il punteggio migliore conseguito nei test, partendo dai quali verrà costruita la graduatoria nazionale”.

I test negli Atenei privati

Tutt’altra faccenda se volgiamo lo sguardo verso gli atenei privati. Specie per chi vuole tentare l’accesso ai corsi a numero chiuso nazionale (specialmente Medicina), può essere questa l’alternativa per eludere la ben più ampia concorrenza dei test per le “pubbliche”. Ma, in questo caso, la programmazione diventa un elemento fondamentale. Aspettare di prendere il diploma mette automaticamente fuori dai giochi. Perché le “private” definiscono con largo anticipo le squadre. Qui, infatti, i test d’ingresso si tengono nei primi mesi dell’anno, a cavallo tra l’inverno e la primavera. Alcuni esempi sono il test di Medicina per la Cattolica, quest’anno, si è tenuto a fine marzo; quello per il San Raffaele di Milano tra fine febbraio e inizio marzo. Ma la selezione anticipata è una modalità utilizzata diffusamente da tutte le private, per qualsiasi corso di laurea.

L’accesso programmato a livello locale

Ma il rischio di non riuscire a inseguire il proprio obiettivo non aleggia come uno spettro solo su chi vuole tentare i percorsi ad accesso programmato nazionale. Da almeno un ventennio, tantissime università, per riuscire a garantire un’offerta didattica e una qualità dei servizi “di livello”, anche in considerazione delle strutture a disposizione, hanno sfruttato la loro autonomia accademica per introdurre corsi di laurea con numero chiuso programmato a livello locale. Imbastendo vari sistemi per fare una selezione all’ingresso e cercando di accogliere solo gli studenti più determinati o motivati. In che modo? Attraverso quiz (spesso molto simili a quelli gestiti dal MUR), questionari di valutazione (per capire il livello da cui partirebbe la futura matricola), dei meno vincolanti colloqui orientativi. C’è da dire che non sempre la decisione di imporre il numero chiuso a livello locale è legittima, al punto che non sono pochi i casi in cui gli studenti hanno vinto i ricorsi presentati al TAR e hanno ottenuto il ripristino del libero accesso.

In ogni caso, preparare un test per la selezione delle aspiranti matricole ha un costo, perché bisogna ideare i quesiti, somministrarli e poi correggerli. Per questo motivo anche dove non vige la standardizzazione imposta dal MUR, molti atenei si sono messi a fattor comune adottando il Tolc, acronimo di Test OnLine Cisia, dal nome del consorzio che lo ha ideato: un test standardizzato, pensato proprio ai fini dell’iscrizione all’università e che sempre più atenei adottano nel periodo delle immatricolazioni. Ormai sono oltre 50 le università che hanno aderito al Consorzio e che si avvalgono del suo supporto per erogare e valutare i test. Con il Tolc che è diventato un passaggio obbligato per chi vuole iscriversi ai corsi dell’area tecnico-scientifica: Ingegneria, Informatica, Scienze in generale. Anche se, col tempo, praticamente ogni area è stata coperta dal Tolc, dall’economia agli studi umanistici, passando per la psicologia e le scienze sociali.

I test anche al quarto anno delle superiori

C’è, poi, chi si porta ancor di più avanti col lavoro. È il caso di quelle università che anticipano la selezione addirittura di oltre un anno, rivolgendosi agli studenti di quarto superiore. È il caso, per esempio, del Politecnico di Milano o della Bocconi, che permettono di iscriversi ai propri corsi ancora prima di frequentare l’ultimo anno di scuola: basta superare un test e confermare la volontà di iscriversi dopo la Maturità, avendo la certezza di un posto riservato. Seguendo la consuetudine inaugurata da tempo dalle università private, che per comporre la lista delle matricole aprono le loro porte ben prima degli esami. Altri atenei statali, invece, pur consentendo di sostenere i quiz in quarto superiore non garantiscono il posto ma concedono solo di sfruttare il voto ottenuto nella selezione vera e propria dell’anno successivo.

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