Studenti in piazza: “Il futuro è nostro Riprendiamocelo”

choooooooooooooo.jpgIn 150mila, tutti per riprendersi il loro futuro. I numeri e gli striscioni arrivano direttamente dalle organizzazioni studentesche, quelle che ieri sono scese in piazza per protestare contro il ddl Gelmini. Il primo risultato è stato prettamente visivo: lunghi cortei, promossi da Unione degli Studenti e Link-Coordinamento Universitario, che hanno sfilato in oltre 50 città italiane.

“Scuole, università, accademie sono oggi unite per chiedere maggiori fondi sul diritto allo studio – dichiara Stefano Vitale, dell’Unione degli Studenti – vogliamo permettere a tutti gli studenti di poter studiare indipendentemente dalle condizioni economiche, chiediamo edifici sicuri e non fatiscenti, chiediamo una didattica innovativa, chiediamo maggiore democrazia e partecipazione nei luoghi di studio, al di fuori da ingerenze dei privati”.

Education is not for sale”, è invece il grido che l’Unione degli Universitari ha proposto nelle piazze italiane. Una mobilitazione quella odierna per rivendicare – spiega l’Udu in una nota – il carattere pubblico dell’istruzione, che non può essere oggetto di logiche di mercato con l’entrata di privati dentro gli Atenei”.

Intanto a Bari e Torino i rettorati sono stati occupati dagli studenti, nelle università la protesta si è invece concentrata contro la privatizzazione degli atenei. “La protesta di oggi che vede mobilitarsi 150.000 studenti – si legge nei loro comunicati – è il segno che gli studenti italiani non si sono addormentati, non si sono scordati i pesanti tagli del governo ma, anzi, sono una forza attiva nel paese che chiede e continuerà a chiedere con forza di essere ascoltata”.

In contrasto con lo spirito della manifestazione gli studenti di Azione Universitaria. “Chi contesta questa riforma – sottolinea Andrea Volpi, capogruppo del centrodestra in Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari e dirigente nazionale di Azione Universitaria – o è disinformato o in malafede ed evidentemente teme una gestione dell’Università che risponda per la prima volta a principi di responsabilità e meritocrazia”.

“Il Decreto Gelmini – aggiunge Volpi – mira ad una ottimizzazione delle spese tagliando corsi e sedi inutili, riorganizzando gli Atenei e identificando nel Rettore il legale rappresentante alla cui figura spetterà il coordinamento delle attività scientifiche e didattiche secondo criteri di qualità e nel rispetto dei principi di efficacia, efficienza e semplificazione. Si concretizza inoltre una vera lotta alle storiche baronie universitarie con i docenti che dovranno rendicontare le ore destinate alla didattica e con il limite di 2 mandati ai Rettori che non potranno più essere i padroni a vita degli Atenei”

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