“Stop agli scambi con Israele”: a Torino ok al boicottaggio accademico

La decisione del Dipartimento di Cultura, Politica e Società a Scienze Politiche scatena l’ira della ministra Bernini: “Scelta sbagliata”.
israele

Boicottaggio accademico contro Israele: è quello che nei giorni scorsi ha votato il dipartimento di Cultura, Politica e Società di Scienze Politiche dell’Università di Torino interrompendo così il programma di scambi che da tempo erano in essere con l’Università Ben Gurion di Be’er Sheva e, in particolare, la sospensione dei progetti di mobilità per studenti e docenti.

La reazione della Bernini

Una decisione che ha mandato su tutte le furie la ministra dell’Università, Anna Maria Bernini che ha criticato la decisione del dipartimento. “Trovo assolutamente sbagliata la scelta fatta dal dipartimento di Scienze Politiche di Torino, boicottando non i signori della guerra ma i bimbi che stiamo cercando di supportare e a cui proviamo a dare formazione e sostegno. Abbiamo creato un corridoio e portato un primo gruppo di bambini oncologici in Italia” ha detto la ministra.

I voti favorevoli

Il via libera al boicottaggio era arrivato grazie a 54 voti favorevoli su circa 70 presenti all’interno del consiglio di Cps approvando una mozione, presentata dal collettivo Studenti Indipendenti, a favore della sospensione della collaborazione con l’istituto intitolato al primo premier della storia di Israele.

La protesta si allarga

Non è escluso che la protesta accademica contro Israele non possa allargarsi anche ad altri dipartimenti e facoltà a Torino. “Abbiamo lavorato – ha detto Sofia Aceto, rappresentante di Studenti Indipendenti in Senato Accademico – per portare a termine il processo a Scienze Politiche. Al momento non ci sono programmi su Psicologia e Fisica, dove erano passate mozioni analoghe. L’obiettivo è, però, avviare un percorso a lungo termine nelle prossime settimane. Piuttosto che chiedere la revoca degli accordi, considerato il contesto elettorale e pensando che in Senato non ha senso riproporre documenti che difficilmente otterrebbero un sostegno, l’idea è avviare iniziative antimilitariste per arrivare più avanti alla rescissione di queste intese”.

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