Stipendi in crescita, quali sono i settori con gli aumenti maggiori? I dati Istat

Forti differenze sussistono anche in materia di rinnovi: nel settore privato meno di un lavoratore su 5 aspetta un nuovo contratto, mentre i dipendenti della PA aspettano tutti il rinnovo contrattuale

L’Istituto nazionale di Statistica ha sottolineato nel suo ultimo rapporto gli aumenti degli stipendi relativi ad alcune categorie, come legno, carta e stampa (+8,5%), credito e assicurazioni (+7,1%) e settore metalmeccanico (+6,4%), mentre risulta essere nullo per farmacie private, telecomunicazioni, ministeri, forze dell’ordine, forze armate e attività dei vigili del fuoco. “Anche nel secondo trimestre del 2024, similmente ai due trimestri precedenti, nel settore privato la crescita tendenziale delle retribuzioni contrattuali è più elevata di quella dell’inflazione”, si dichiara nel rapporto.

Forti differenze sussistono anche in materia di rinnovi: nel settore privato meno di un lavoratore su 5 aspetta un nuovo contratto, mentre i dipendenti della PA aspettano tutti il rinnovo contrattuale. “Nella pubblica amministrazione, la crescita retributiva risulta invece in rallentamento ed è sostenuta esclusivamente dall’erogazione dell’indennità di vacanza contrattuale ai dipendenti delle Amministrazioni non statali”, scrivono gli esperti dell’Istat.

Stipendi e retribuzioni in crescita

Salari in crescita, in misura maggiore nel settore privato rispetto al settore pubblico. A certificarlo è l’Istat, che ha pubblicato una serie di dati relativi al periodo aprile-giugno, cioè il secondo trimestre 2024. Come certifica l’Istituto, la retribuzione oraria media nel periodo gennaio-giugno 2024 è cresciuta del 3,1% rispetto allo stesso periodo del 2023. L’indice delle retribuzioni contrattuali orarie a giugno 2024 segna un aumento dell’1,2% rispetto al mese precedente e del 3,6% rispetto a giugno 2023; l’aumento tendenziale è stato del 4,9% per i dipendenti dell’industria, del 3,7% per quelli dei servizi privati e dell’1,6% per i lavoratori della pubblica amministrazione.

I settori che presentano gli aumenti tendenziali più elevati sono: legno, carta e stampa (+8,5%), credito e assicurazioni (+7,1%) e settore metalmeccanico (+6,4%). L’incremento è invece nullo per farmacie private, telecomunicazioni, ministeri, forze dell’ordine, forze armate e attività dei vigili del fuoco. Come fanno notare gli esperti dell’Istituto, tali crescite sono più alte rispetto ai dati più recenti relativi all’inflazione, con l’Ipca (l’indice dei prezzi al consumo armonizzato per i Paesi dell’Unione Europea) che segna al momento un +0,9%. “Anche nel secondo trimestre del 2024, similmente ai due trimestri precedenti, nel settore privato la crescita tendenziale delle retribuzioni contrattuali è più elevata di quella dell’inflazione”, scrive l’Istat in una nota.

I rinnovi contrattuali

Sempre gli esperti dell’Istat sottolineano che per quanto riguarda gli stipendi “l’incremento retributivo più sostenuto si registra per il comparto industriale, per effetto degli incrementi erogati nei principali comparti della manifattura, ma è marcato anche nei servizi, essendo trainato dagli incrementi economici fissati dai rinnovi nel settore del credito e assicurazioni e in quello del commercio. Questa fase di recupero delle retribuzioni rispetto all’inflazione dovrebbe consolidarsi nei prossimi mesi, alla luce della chiusura di ulteriori rinnovi nel settore dei servizi”.

Secondo quanto certifica l’Istituto, alla fine di giugno 2024, i 41 contratti collettivi nazionali in vigore per la parte economica hanno riguardato il 64,0% dei dipendenti (circa 8,4 milioni) corrispondendo così al 62,9% del monte retributivo complessivo. Quest’ultima quota sale all’ 81,8% nel settore privato, differenziandosi per attività economica: 100,0% nel settore agricolo, 94,1% nell’industria e 70,0% nei servizi privati. Nella pubblica amministrazione l’incidenza è pari a zero, in quanto tutti i contratti sono scaduti.

Nel corso del secondo trimestre 2024 sono stati recepiti 4 contratti: conciarie, distribuzione moderna organizzata, agricoltura – impiegati, pubblici esercizi. Al 30 giugno 2024 i contratti ancora in attesa di rinnovo ammontano a 34 e coinvolgono circa 4,7 milioni di dipendenti (il 36,0% del totale). Il tempo medio di attesa di rinnovo a giugno 2024 è pari a 27,3 mesi (era 29,2 a giugno 2023) per i lavoratori con contratto scaduto e a 9,8 mesi se calcolato sul totale dei dipendenti (era 15,4 a giugno 2023). Con riferimento al solo settore privato, la quota dei dipendenti in attesa di rinnovo è pari al 18,2%, in diminuzione rispetto al mese precedente (21,9%) e rispetto a giugno 2023 (39,7%). I mesi di attesa per i dipendenti con il contratto scaduto sono 23,2, attesa media che scende a 4,2 mesi se calcolata sul totale dei dipendenti privati.

I rinnovi nel pubblico

La questione più urgente su rinnovi e stipendi, come certifica l’Istat, riguarda proprio la PA visto che, come abbiamo detto, i loro contratti sono scaduti. “Nella pubblica amministrazione, ancora in attesa dei rinnovi relativi al triennio 2022-2024, la crescita retributiva risulta invece in rallentamento ed è sostenuta esclusivamente dall’erogazione dell’indennità di vacanza contrattuale ai dipendenti delle Amministrazioni non statali”, scrivono gli esperti dell’Istituto.

Nel suo rapporto l’Istat sottolinea anche una possibile crescita futura dei salari: sulla base delle disposizioni definite dai contratti in vigore alla fine di giugno, l’indice delle retribuzioni contrattuali orarie per l’intera economia potrebbe registrare un incremento del 2,7% nel semestre luglio-dicembre 2024 e del 3,0% nella media del 2024,

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