Spending-review Università: per gli studenti una beffa

La Confederazione degli Studenti, si dichiara profondamente contraria,nonché sorpresa per la norma inserita all’interno del decreto sullo “Spending-review”

Un dispositivo che, se convertito in legge, suddividerà di fatto Atenei di serie A per i ricchi, e di serie B per le famiglie alle prese con le difficoltà della crisi economica”.

“L’Università non reciterà più quel ruolo di istituzione pubblica che ha svolto fino ad oggi ma
rappresenterà un erogatore di servizi e prodotti per i quali si verserà un abbonamento annuale regolamentato dal nulla
”.

La Confederazione degli Studenti, si dichiara profondamente contraria,
nonché sorpresa per la norma inserita all’interno del decreto sullo
“Spending-review” in materia di Università, norma che avrà effetto
diretto sull’ innalzamento delle tasse universitarie” si legge in una nota dell’associazione.

La norma – scrivono gli studenti – prevede l’abolizione del tetto massimo del 20% dei contributi versati dallo Stato (FFO) al singolo ateneo per la determinazione della contribuzione massima degli Studenti.
Queste le parole del Presidente Nazionale della Confederazione degli Studenti, Marcello Framondi: “solo qualche giorno fa denunciavamo la mancanza di sensibilità e di preoccupazione di questo governo per gli Enti di Diritto allo Studio e la scarsa erogazione delle Borse di Studio per gli Studenti da parte degli Enti stessi.

Alla lesione di un diritto fondamentale della nostra Costituzione, si
aggiunge la beffa dello “Spending-Review” la cui ratio normativa ha ben poco a che fare con questo provvedimento. Tale dispositivo, se convertito in legge, genererà un aumento indiscriminato e senza controllo della pressione fiscale sugli Studenti, suddividendo di fatto Atenei di serie A per i ricchi, e di serie B per le famiglie alle prese con le difficoltà della crisi economica.
Il Ministro Profumo, nelle scorse settimane, aveva dichiarato di voler approntare una riforma dell’ Università e della Ricerca basata sul merito, ma se questo è il primo passo a noi sembra una riforma basata sul portafoglio piu che sul tanto acclamato merito!

Alle critiche si aggiunge il neo-Consigliere di Amministrazione, dell’
Università Federico II di Napoli, Mimmo Petrazzuoli: ” Eliminare la soglia del 20% per la contribuzione studentesca rappresenta un passo indietro storico per il ruolo svolto dalle Università italiane sul territorio ma non del tutto inaspettato.
La conseguenze delle diminuzioni del FFO dal 2008 si sono pesantemente materializzate e si è sancito con questa norma che l’Università non reciterà più quel ruolo di istituzione pubblica che ha svolto fino ad oggi ma rappresenterà un erogatore di servizi e prodotti per i quali si verserà un abbonamento annuale regolamentato dal nulla. Si potrà confidare esclusivamente sulle sensibilità delle amministrazioni e sul buon operato dei rappresentanti degli studenti. E’ una giornata molto triste quella odierna.”

In sintesi, la Confederazione degli Studenti, richiede la modifica del
decreto con il ritorno del tetto contributivo, così da poter tutelare
il Diritto allo Studio per la futura classe dirigente di questo Paese
.

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  1. Cari tutti, sono ovviamente solidalissima con tutti voi, da quella veccha accademica fedele alla vera Università, che sono. Però a costo di rendermi odiosa a tutti voi, non posso non dirvelo: rendetevi conto che non vi starà a sentire nessuno. La privatizzazione degli atenei è il punto d’arrivo di una strategia a cui si sta lavorando a livello almeno occidentale se non mondiale da almeno venticinque anni,(il percorso di Bologna) spesso con l’appoggio entusiasta del i corpi accademici nazionali ‘avanzati’ e ‘modernizzatori’. Da noi ha lavorato benissimo la Gelmini, ora stanno -più o meno – alle rifiniture. Credo che ci sia bisogno di una protesta molto, ma molto, ma molto energica e capace di trovare solidarietà in tutta la società. Non ce lo ha spiegato la Fornero che il lavoro non è un diritto? E se il lavoro non è un diritto perché dovrebbe esserlo lo studio? E che bisogno ha questo paese di una classe dirigente? Ci sono già i banchieri che pensano a tutto. Con molta amerezza e dolore, ma con la convinzione che alle persone anziane come me, che non rischiano più molto, corre almeno l’obbligo di apririvi gli occhi. O cercare di farlo. Amalia Signorelli

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