Sordo dall’età di 3 anni si laurea in Giurisprudenza: “Grazie anche a chi mi ha deriso”

Matteo, 24enne di Ortucchio (L’Aquila), ha perso l’udito da piccolo a causa di una sospetta meningite. La madre sui social: “Ho avuto ragione a credere in te”

Tutte le lauree sono speciali, ma alcune sono più speciali delle altre. È il caso di quella di Matteo Martellone in Giurisprudenza conseguita giovedì all’Università di Teramo. “Se insisti e resisti, raggiungi e conquisti”, è la frase (di Trilussa) con cui si apre la didascalia. Parole ovviamente non casuali. Matteo, a causa di una sospetta meningite, è infatti sordo profondo dall’età di 3 anni. Questo ne ha messo subito la strada in salita, con inevitabili difficoltà nell’acquisire il linguaggio e nell’articolare correttamente le sillabe. Lui però, forte del sostegno della famiglia, non si è mai fatto scoraggiare. Anzi, ha tramutato l’accaduto in un’incontenibile voglia di dimostrare di non essere inferiore a nessuno.

La forza di non arrendersi

Oggi è un giorno speciale, il giorno della vittoria, il giorno della rivincita, il giorno della dimostrazione che tutto è possibile, che non esiste limite, anche se oggettivo, che possa ostacolare e bloccare il raggiungimento di un obiettivo, e che obiettivo!”, ha scritto la madre nel suo post, che ha fin qui accumulato oltre 400 “reactions” e più di 500 commenti. “Ho avuto ragione a credere in te, a credere nelle tue immense potenzialità, a credere nella tua caparbietà, nella tua cocciutaggine, nella tua intelligenza – si legge ancora –. Ho avuto tanti problemi nel far capire che bisognava guardare la luna, non il dito, che bisognava evidenziare le potenzialità e attuare strategie per il raggiungimento di “obiettivi normali”, non minimi“. Per questo Matteo ha discusso la sua tesi, intitolata Il phishing: profili informatico-giuridici, esattamente allo stesso modo degli altri, come d’altronde avvenuto anche in ogni singolo esame.

I brutti ricordi però non svaniscono. Al contrario, riemergono proprio al momento di festeggiare: “Mica te lo devo dire io che tuo figlio è limitato?”, mi disse un’insegnante durante un incontro – ha rivelato Monica, che nel 2017 ha peraltro narrato la storia di Matteo nel libro Il figlio del silenzio (Valletta Edizioni) – . Risposi: “Sei più limitata tu che nella tua normalità non sei capace di guardare al di là della disabilità di mio figlio“. E ora è il tempo di gustare il dolce sapore della rivalsa: «Sono stata considerata incapace di intendere e di volere, incapace di rendermi conto dell’ impossibilità di ciò che volevo – ha proseguito la donna –. Adesso si è capito cosa volevo? Volevo che i mezzi che lo Stato offre per questi ragazzi venissero convogliati per sopperire a quelle difficoltà oggettive che si hanno per fare lo stesso programma scolastico della classe, altro che obiettivi minimi!”.

“Grazie anche a chi mi ha deriso”

A chiusura del suo messaggio, Monica ha poi voluto riportare un estratto dei ringraziamenti della tesi di Matteo. Anche in questo caso parole di riscatto, contro difficoltà e perfino discriminazioni: “Un sentito grazie va a me stesso per tutti i sacrifici svolti per arrivare a questo traguardo importante, ma anche a chi mi ha deriso e ostacolato, compresi i rappresentanti delle istituzioni – ha scritto il 24enne –, perché il vostro denigrarmi mi ha dato la possibilità e la capacità di trasformare la rabbia in opportunità di coraggio, prima ai miei genitori e poi a me, e tutto ciò mi ha permesso di raggiungere obiettivi assolutamente eccellenti”. Con un fondamentale alleato hi-tech: gli impianti cocleari. «Sono la cosa più preziosa che indosso – ha spiegato Matteo –. A loro che mi permettono di “sentire” la vita , l’armonia dei suoi suoni melodiosi, dandomi la possibilità di ascoltare le lezioni senza supporto di comunicazione, anche attraverso un monitor durante la pandemia. A loro che hanno ricollegato quel filo che si era staccato e che mi hanno aiutato a riprendere a parlare». Un doveroso tributo a seguito del quale Monica ha infine chiosato: “Vai sempre avanti figlio mio e ricordati sempre che: “Tu sei intelligente e lo puoi fare”.

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