Scuola vieta i cellulari in classe: “Saranno chiusi in un armadio e riconsegnati all’uscita”

Da giovedì 15 settembre gli studenti del liceo Malpighi di Bologna non potranno più tenere il proprio smartphone nelle ore di lezione. Lo ha stabilito il nuovo regolamento adottato dall’istituto. La scuola: “Anche i genitori sono d’accordo con noi”.

Niente cellulari in classe: è quanto ha stabilito un liceo di Bologna che tra i primi in Italia ha messo nero su bianco nel regolamento d’istituto una delle regole più odiate (e temute) dagli studenti. Da giovedì 15 settembre (giorno in cui suonerà la prima campanella dell’anno scolastico 2022/2023 in Emilia-Romagna) i 530 ragazzi del liceo Malpighi dovranno lasciare il proprio smartphone in uno scatolone posto all’ingresso della classe che, una volta raccolti tutti i telefonini, sarà poi messo sottochiave e conservato in un armadietto.

“I nostri studenti – ha spiegato la rettrice delle Scuole Malpighi, Elena Ugolini, al Resto del Carlino – in questi anni di didattica a distanza hanno capito quanto sia importante la presenza, la relazione. Con questa proposta gli chiediamo di guardarsi in faccia, di stare concentrati su quel che fanno e di lavorare insieme. Il rientro in classe deve essere un vero inizio. Desideriamo che la scuola, dopo tutto quello che abbiamo vissuto, sia davvero un luogo dove si sperimenta, si impara, si fa ricerca e si utilizza il digitale quando serve, non perché si è creata una dipendenza da cui non ci si riesce a staccare”.

Niente quindi messaggini furtivi durante una spiegazione e l’altra, niente sbirciatine (magari su Wikipedia) nel bel mezzo di un’interrogazione. Gli studenti dovranno fare a meno del telefonino quando sono a scuola anche se non è escluso che nel corso dell’anno ci possa essere una marcia indietro. “Nulla è scolpito nella pietra. Ci siamo detti: proviamo” ha ribadito la dirigente scolastica che aveva introdotto il divieto (seppure in modo minore) già lo scorso anno.

“I ragazzi hanno visto la differenza. All’inizio erano un po’ agitati, poi si sono resi conto di essere più presenti al lavoro in classe e alla relazione con i compagni – ha aggiunto – Anche i genitori sono d’accordo: abbiamo il loro consenso in virtù del patto di corresponsabilità siglato con loro”.

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