Scuola, gli studenti senza cittadinanza italiana sono più di 860mila

Si infiamma il dibattito sullo Ius Scholae.
Studenti senza cittadinanza italiana
Immagine di StockSnap da Pixabay

Sono più di 860mila gli studenti che frequentano le nostre scuole che non hanno la cittadinanza italiana. A rilevarlo è il Focus “Principali dati della scuola-Avvio anno scolastico 2024-2025” messo a punto dal Ministero dell’Istruzione e del Merito.  

Un quarto vive in Lombardia

Secondo il report gli studenti senza la cittadinanza del nostro Paese sono 864.425. Il gruppo più numeroso, pari a 322.014, è alle elementari, mentre 226.125 alle superiori, 209.074 alle scuole medie, mentre 107.212 si trovano nella scuola dell’infanzia. Il 25,5% vive in Lombardia pari a 220.068 giovanissimi, seguita dall’Emilia-Romagna con il 12,5% ovvero 107.747 ragazzi. Un altro 10,5% vive in Veneto (91.096), nel Lazio c’è il 9,2% degli studenti senza cittadinanza italiana, stessa percentuale del Piemonte (79.591), l’8,3% è in Toscana. La regione con minor numero di immigrati senza cittadinanza è la Sardegna con lo 0,6%.

Le proposte sullo Ius scholae

Numeri che sono destinati ad infiammare ancora di più il dibattito politico sul tema dello ius soli e ius scholae. In Parlamento tra fine 2024 e inizi 2025 si fronteggeranno diverse proposte di legge. Il Pd ne ha depositata una alla Camera che prevede l’ok alla cittadinanza sia per i bimbi che nascono in Italia (con uno dei genitori che ha compiuto un anno di residenza legale), sia per quelli che, arrivati in territorio nazionale entro i 12 anni, abbiano frequentato la scuola per 5 anni, compresa quella materna.

Bakkali (Pd): “21 anni di attesa”

Ad annunciare i contenuti dell’iniziativa legislativa del Partito Democratico è stata la deputata Ouidad Bakkali che ha atteso 21 anni per diventare cittadina italiana: “Se ci fosse stato lo ius scholae ci sarei arrivata molto prima…- ha detto -. Ora, allineandoci alla maggioranza dei paesi europei, proponiamo anche di far scendere da 10 a 5 gli anni di residenza continuativa richiesti. Infine, i contributi di chi richiede la cittadinanza dovrebbero essere devoluti al ministero dell’Istruzione per progetti di educazione civica”.

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