Scuola: Cts, nessun rinvio, scuola può tornare in presenza

High school students return to class in Florence, Italy, January 11, 2021. 50% of the more than 166,000 upper secondary school students returning to class this morning who are now returning to face-to-face lessons in Tuscany. ANSA / CLAUDIO GIOVANNINI

Comitato tecnico scientifico, la scuola può tornare in presenza

Se qualcuno nel governo e fra i presidenti di Regione cercava una sponda nel Comitato tecnico scientifico per rimandare la riapertura delle scuole superiori in presenza, non l’ha trovata. Il Cts, convocato d’urgenza dal ministro della Salute Roberto Speranza, ha confermato la propria linea: gli studenti possono tornare in classe, dal 50 al 75% delle presenze a seconda del livello di organizzazione, come previsto dal Dpcm del 14 gennaio.

Se qualche governatore dovesse decidere diversamente, fanno capire gli scienziati del Comitato, “se ne assume la responsabilità”. Soddisfatta la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina – che non era presente alla riunione del Cts -, da sempre favorevole alla riapertura e che aveva subito il rinvio fino al 18 gennaio.

“Un parere molto netto quello del Cts – dice l’esponente M5S -, che ha ricordato che le scuole hanno un ruolo limitato nella trasmissione del virus”. Secondo Azzolina riportare le superiori in presenza “è un atto di responsabilità nei confronti dei nostri giovani”. Quindi scuole riaperte agli adolescenti, novità che riguarderà in realtà solo quattro regioni – Emilia Romagna, Lazio, Piemonte e Molise -, con immediato impatto sul trasporto pubblico locale. Nella provincia autonoma di Trento si va già in classe dal 7 gennaio, dall’11 in Valle d’Aosta, Abruzzo e Toscana. Altri territori insistono invece nel rimandare la riapertura. Il Friuli Venezia Giulia, ad esempio, ha prolungato la didattica a distanza (dad) fino al 31 gennaio, dopo che analoga ordinanza era stata bocciata dal Tar. Stesso esito in Emilia Romagna, il cui governatore Stefano Bonaccini, presidente della Conferenza delle Regioni, avrebbe voluto riaprire il 23 gennaio e parla di “situazione di incertezza” sulla scuola, ma domani riaprirà le superiori al 50%.

“Il fatto che avremo Regioni in zona gialla con la didattica a distanza anche per le elementari e Regioni in zona arancione con la didattica in presenza anche per le superiori – osserva perplesso l’esponente Pd – è una contraddizione che non spetta a me risolvere. Ci penserà il Governo, quando riterrà”. Le rimanenti regioni riapriranno nei prossimi giorni in ordine sparso. Il 25 in Liguria e Umbria, mentre in Campania non sono esclusi ulteriori rinvii. Anche in Puglia non è certa la data del 25. Il 1 febbraio gli ultimi a rientrare saranno gli studenti di Calabria, Veneto, Sardegna, Friuli Venezia Giulia, Marche e Basilicata. In Lombardia, Sicilia e Provincia autonoma di Bolzano, nuove zone rosse, proseguirà la dad per le superiori al 100%. Nell’esecutivo ha prevalso insomma la linea di Azzolina, appoggiata dal premier Giuseppe Conte, mentre gli studenti protestavano un po’ ovunque nelle ultime settimane per riaprire, ma con i mezzi pubblici e di protezione adeguati.

“Il Cts ha ribadito – sottolinea la ministra – che l’assenza prolungata da scuola può provocare conseguenze gravi nei ragazzi, per gli apprendimenti e per la sfera emotiva e relazionale”. In attesa di vedere gli effetti della riapertura alle superiori sulla curva dei contagi – finora ci sono diversi studi, ma nessuno appare conclusivo -, ecco altri dati. Sono circa 200 le classi elementari e medie sottoposte a quarantena in Veneto per positività di uno o più studenti. E’ l’effetto, a 10 giorni dalla ripresa dopo le vacanze di Natale, dell’ordinanza della Regione che ha cambiato la gestione dei casi, obbligando all’isolamento intere classi anche per un solo contagio. Gli studenti costretti a casa sono circa 4.000.

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