Studenti e insegnanti in corteo per la “Resistenza climatica”. Il nome dato alla manifestazione è anche l’obiettivo con cui torna lo sciopero per il clima dei Fridays for Future, con più di quaranta piazze coinvolte solo in Italia. Un evento nazionale alla quale aderiscono anche diverse organizzazioni, mentre gli attivisti invitano tutta la scuola, a iniziare dagli insegnanti. In un momento, tra l’altro, delicato. Perché, mentre l’Italia continua a investire sui combustibili fossili “prima causa dell’aumento delle temperature e, di conseguenza, dei fenomeni climatici estremi”, il movimento segnala come “si siano inasprite le misure repressive nei confronti di chi oggi manifesta pacificamente e resiste praticando la disobbedienza civile”.
Sul sito dei Fridays For Future si richiama anche l’appello del Sindacato indipendente scuola e ambiente. Anche il Sisa ha indetto lo sciopero: “Significa che tutte le persone che lavorano nel comparto della scuola possono scioperare”. “L’appello dei Friday For Future è rivolto a tutti quelli che lavorano nel campo della formazione” dichiara a Corriereuniv.it Emanuele Genovese, responsabile della Comunicazione del movimento. “Ed è quello di scendere in piazza ma anche di collaborare con i vari gruppi che sono presenti in tutta Italia, in modo da fare quei passi necessari per ottenere risultati concreti”.
A Roma, il corteo partirà alle 9.30, da Piazza della Repubblica. A Torino appuntamento in piazza Statuto, a Milano in Largo Cairoli. Ma sono tantissime le città attraversate dai cortei, come Napoli, Padova, Palermo, Ancona, Bari, Bergamo, Bologna, Catania, Cagliari, Genova, Lecce, Taranto. Fridays For Future Italia “invita tutte le associazioni, i sindacati e i movimenti ad aderire e a partecipare attivamente allo sciopero in ogni città”.
L’appello ai prof
“È importante farsi sentire e mostrare che docenti e allievi possono collaborare anche al di fuori dell’ambiente scolastico” scrive il Sisa. E lancia un chiaro messaggio: “Parla con i tuoi insegnanti dello sciopero, chiedi loro di venire in piazza e ricorda che insieme possiamo fare la differenza”. Come spiega Davide Rossi, segretario generale del sindacato, oltre che storico e insegnate, “i professori sono parte di quella comunità educante che unisce docenti e studenti in un luogo, scuola ma anche università, che dovrebbe non trasmettere ma costruire i saperi. Siamo parte dello stesso mondo e insieme dobbiamo riflettere sulla scuola stessa, sul tempo presente e sulle questioni ambientali”. “Molto ancora si può fare dal punto di vista del sostegno dei docenti alle lotte degli studenti” commenta Genovese. Nel frattempo, in piazza ci sarà anche il collettivo ‘Teachers For Future Italia’, rete nazionale di insegnanti, educatori, dirigenti scolastici e rettori, professori e ricercatori che aderiscono al ‘Manifesto degli Insegnanti per il Futuro’ pubblicato in occasione del primo sciopero globale per il clima nel 2019. Una rete che vuole affiancare e sostenere gli studenti che si mobilitano per chiedere un efficace contrasto ai cambiamenti climatici.
“Il problema, però, è che anche oggi quelle poche ore non le fa quasi nessuno – commenta Genovese – perché non è stata prevista un’adeguata formazione rivolta al corpo docente e perché i programmi non sono stati ripensati in base a questa novità”. E se alla fine dell’anno non c’è tempo, tra mille argomenti e gli impegni burocratici, a qualcosa bisognerà pur rinunciare. “Questi insegnamenti, inoltre, sono spesso delegati agli insegnanti che, si presuppone, conoscano a grandi linee il fenomeno – aggiunge Genovese – mentre tutta la parte che riguarda gli effetti dei cambiamenti climatici sulla società viene affrontata solo in casi più unici che rari”. Un tema che non esaurisce con la scuola dell’obbligo, tant’è che la promozione e la qualità dei corsi sui cambiamenti climatici all’interno degli atenei italiani è uno dei punti critici contestati con la mobilitazione End Fossil, con la quale si denuncia anche l’ingerenza dell’industria dei combustibili fossili nelle università.
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