Scienze della Formazione é guardare le cose in modo diverso e adattarsi al contesto

Corriereuniv.it in occasione del lancio delle guide digitali di orientamento, studiate per gli studenti in tempo di Covid ha intervistato Isabella Carmela Tringali, studentessa di Scienze della formazione primaria presso Università degli studi di Urbino Carlo Bo

Isabella, quando hai scelto di studiare questo corso di laurea e quali sono le motivazioni che hanno guidato la tua scelta?

Ho scelto di studiare scienze della formazione primaria (Sfp) dopo aver intrapreso un altro percorso universitario. Non ero certa della mia prima scelta ma sapevo di essere attratta dai processi di apprendimento, dal concetto di intelligenza ed educabilità. L’esperienza mi ha aiutata a capire quale linea dare dal mio percorso formativo, e dopo un’attenta selezione sono giunta a Urbino. Ho scelto questo ateneo per via del piano di studi e dell’alto numero di laboratori (circa 5 l’anno). Questi ultimi permettono a noi studenti di sperimentare e simulare situazioni didattiche in cui è necessario pensare e agire da insegnante. La durata del corso è, come gli altri, di 5 anni, per un totale di 300 crediti tra esami (28) ed altre attività formative (laboratori e tirocini).

Durante il tuo percorso hai trovato materie di studio che non avevi valutato al momento dell’iscrizione?

No, avevo letto e ponderato i programmi di tutti gli atenei di Sfp in Italia. Scienze della formazione primaria è un corso di laurea magistrale a ciclo unico ed il numero degli ammessi è programmato a livello nazionale, quindi il test si svolge in tutti gli atenei nello stesso momento. Ecco perché è importante scegliere accuratamente l’ateneo, preparandosi al meglio e sperando di superare il test.

Quali competenze avrai acquisito/hai acquisito al termine del corso?

Le competenze che raggiungerò (e sto in parte raggiungendo) sono quelle che dovrebbe avere un buon insegnante, quindi: apprendere i saperi disciplinari (imparare a sceglierli, riuscire a trasporli da saperi sapienti a saperi da apprendere), comprendere quali di questi formano l’alunno e sono utili per la vita, acquisire competenze metodologiche nell’ambito pedagogico, progettare situazioni didattiche e organizzare la valutazione degli apprendimenti. Si tratta di competenze anche trasversali, che acquisiamo sia in aula universitaria che scolastica (con i bambini).

Ti sei già indirizzata verso un ambito occupazionale o figura di lavoro? Che lavoro farai?

L’intero percorso accademico ha l’obiettivo di formare gli studenti ad essere docenti della scuola primaria e dell’infanzia, infatti il titolo di laurea è abilitante all’insegnamento. Ho avuto già modo di “indirizzarmi“ grazie all’organizzazione del corso, che prevede 4 anni di tirocinio da svolgere a scuola (primaria e infanzia). Durante ogni tirocinio curiamo un quaderno operativo (una sorta di relazione) sull’esperienza, con riflessioni ed esposizioni dei propri progetti con la classe/sezione.

Consiglieresti questo percorso a un diplomando/a?

Sì, lo consiglierei. Questo percorso (indipendentemente dall’ateneo) è molto riflessivo e creativo. È necessario un continuo coinvolgimento e interesse verso ciò che ci circonda, con uno spiccato senso di ricerca degli elementi essenziali (la struttura) di ogni sapere. Sì tratta di imparare a guardare le cose in modo diverso e riuscire a trasformarle per chi hai di fronte, e l’università ti aiuta molto in questo senso. Ciò che magari si tende erroneamente a pensare è che l’università ti dica esattamente cosa dire a lezione, quando invece ti insegna a riflettere da docente.

Una parola, un’immagine che riassume il tuo percor- so di studi?

Mi viene in mente la parola “disegno“. Questa è sinonimo di progetto (da qui la componente chiave della didattica, ovvero la progettazione), ma richiama anche un prodotto estremamente creativo, che rispecchia le attitudini e i desideri del suo creatore. In questo momento sento il mio percorso come un disegno in divenire, ne vedo anche il fine e i colori (i miei desideri) ma soprattutto gli strumenti (una buona formazione).

Conosci le prospettive occupazionali del tuo campo? Quali sono?

Certo, in base a uno studio di AlmaLaurea (2020), a un anno dalla conclusione degli studi l’82% dei laureati lavora nel settore dell’insegnamento; dopo 3 anni il 93%. Per insegnare nella scuola dell’infanzia e primaria, oggi, è necessaria la laurea in Scienze della formazione primaria (titolo abilitante). Alla conclusione del ciclo di studi ci si iscriverà in graduatorie nelle quali maturare gradualmente il proprio punteggio, in attesa di poter sostenere un concorso che assegni meritocraticamente il ruolo.

Mariella Bologna

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