Sapienza, si vota per un nuovo rettore: "Successo del voto online (44,6% il primo giorno)"

Si vota il nuovo rettore dell’università Sapienza di Roma. E non è un passaggio banale, dato che è la più grande università d’Europa. In epoca di pandemia, si vota per via telematica e i suoi settemila elettori, tra professori personale amministrativo e studenti (queste ultime due componenti non pesano però quanto i docenti), ieri hanno votato in massa: alle ore 19 del primo giorno di voto su tre della prima tornata, i votanti erano stati 3.346, pari al 44,6 % degli aventi diritto. Evidentemente il voto online favorisce la partecipazione.


Sei anni, tanto dura la carica del rettore magnifico. E’ un mandato importante. Se si considera che gli ultimi due rettori – Luigi Frati dal 2008 al 2014, Eugenio Gaudio dal 2014 al 2020 – sono stati esponenti di Medicina, e che c’è una candidata forte quale l’attuale preside di Medicina, facoltà che vanta il 40% dei docenti dell’intera università, salta agli occhi che per Sapienza si potrebbe parlare di ventennio dei medici. Tre i candidati: il sinologo Federico Masini, docente di Lettere e Filosofia; il matematico Vincenzo Nesi, ex preside della Facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali; Antonella Polimeni, preside in carica di Medicina e odontoiatria. Il primo ha avuto solide esperienze accademiche in Cina ed è un intellettuale di indubbia proiezione internazionale. Il secondo è un brillante docente di analisi matematiche con passaggi cruciali per l’università di Edimburgo in Scozia o di New York. La terza è docente di Scienze Odontostomatologiche e Maxillo-Facciali ed è figlia prediletta della sua facoltà dove è preside dal 2018, è stata preside vicario dal 2010 al 2015, nel frattempo è stata membro del consiglio di amministrazione dell’università. 

Come ogni campagna elettorale che si rispetti, ciascun candidato ha presentato un accurato programma. Nel caso del sinologo Masini, “è necessario ampliare le capacità delle/dei nostre/i studenti, oltre che incrementare le loro conoscenze. Lanciare azioni mirate per accrescere le competenze linguistiche, diffondendo in modo capillare e sistematico la didattica della lingua inglese, come obiettivo base di tutti i corsi di studio, ma offrendo anche liberi corsi di altre lingue”, così come “è necessario incentivare la produzione scientifica a livello di Ateneo con azioni mirate, come l’ampliamento anche delle risorse elettroniche, database e repertori online disponibili e l’attivazione di partnership istituzionali con moderni servizi di proofreading, editing, pre-peer review che possano assistere i docenti Sapienza nella preparazione di manoscritti e lavori scientifici da proporre, mettendoli in contatto con esperti di settore, traduttori, editori, con conseguente incremento, miglioramento qualitativo e velocizzazione dei tempi della produzione scientifica finalizzata alla pubblicazione su riviste di settore e monografie. Questo avrebbe una ricaduta positiva in termini di quantità e qualità sulla valutazione VQR, sugli avanzamenti di carriera e soprattutto sui ranking internazionali”. 

Per il matematico Nesi, c’è “la necessità di una cultura che spinga alla transizione digitale e che richiederebbe una più diffusa cultura informatica in Sapienza“. Nesi si prefigge una mezza rivoluzione. “Attualmente le risorse di docenza sono attribuite in maniera algoritmica su tre voci (storico, didattica e ricerca) e in maniera che sfugge ad una definizione analitica su una quarta voce (strategica). La saggezza della distribuzione sulla quarta voce negli ultimi sei anni ha evitato ingiustizie clamorose dettate da una applicazione inappropriata sulla voce ricerca e, complessivamente, anche sulla voce didattica”. Già, perché “si deve dedicare un’attenzione maggiore ad evitare offerte formative scollegate da qualunque richiesta effettiva di utenza. Abbiamo centinaia di insegnamenti che sono scelti da meno di tre studenti l’anno. Bisognerà pertanto stabilire regole quantitative per utilizzare le risorse pubbliche per le esigenze di tutti includendo studentesse e studenti particolarmente brillanti, ma in una misura tale da non danneggiare la copertura degli insegnamenti obbligatori”.


E poi c’è la dottoressa Polimeni che dedica grande parte del suo programma alle esigenze delle tre facoltà di Medicina, il suo bacino naturale. Questo il quadro di riferimento: “L’emergenza per la tutela del pianeta ha suggerito alla Comunità Europea di lanciare un programma di finanziamenti di progetti per uno European Green Deal (“Horizon Europe” 2021-27) che mirano allo sviluppo di idee e tecnologie capaci di fare interagire le prossime generazioni con il pianeta in modo sostenibile”. E questa la strategia che innerverà il suo mandato di rettore, se sarà eletta: “Sarà centrale il ruolo di CIVIS, alleanza universitaria nella quale il nostro Ateneo si è candidato a guidare, già l’anno prossimo, il cluster dedicato alla salute (Health). CIVIS sarà altresì l’asse portante, ma non esclusivo, delle nostre azioni in ambito Erasmus“. Senza dimenticare i tre policlinici universitari, di cui “considerare possibili evoluzioni organizzative delle Aziende Sanitarie di riferimento, o di parti di esse, che prevedano eventualmente anche la costituzione di IRCCS (Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico, ndr)  e/o l’adozione di altre soluzioni volte alla valorizzazione delle attività di ricerca clinica e traslazionale svolta dai docenti“. 

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