In attesa dell’arrivo del leader libico Muammar Gheddafi all’Università Sapienza di Roma dove terrà un discorso nell’Aula Magna, sono già comparsi i primi striscioni di protesta degli studenti dell’Onda e dei centri sociali contro la visita del Colonnello. L’ateneo è letteralmente blindato: l’intera Città Universitaria è militarizzata. Carabinieri e polizia in assetto antisommossa hanno delimitato con lunghi cordoni di transenne tutto il percorso dall’ingresso dell’ateneo in Piazzale Aldo Moro al rettorato, e il piazzale interno di fronte all’edificio.
I contestatori hanno scelto come luogo di raccolta la scalinata della facoltà di Lettere e Filosofia dove sono hanno accatastato i primi striscioni e cartelli. «Stop respingimenti, libertà di movimento», «Frati vai in vacanza», sono alcuni degli slogan che si leggono sui manifesti, oltre a frasi e scritte contro i centri di immigrazione ed espulsione, considerati dai manifestanti campi di concentramento.
«Manifestiamo – ha detto Francesco Raparelli, dell’Onda – perché troviamo inaccettabile la politica dei respingimenti degli immigrati. Dunque oltre a Gheddafi contestiamo anche il pacchetto sicurezza del governo e il clima di razzismo che in questi giorni si è trasformato in politica estera». Gli studenti hanno espresso «indignazione» per il «clima di polizia che si è creato nell’università, in un periodo in cui molti studenti devono sostenere gli esami e che hanno quindi difficoltà a raggiungere le aule; se vogliono fare delle parate, le facciano da un’altra parte». Gli studenti hanno esposto gommoni con scritte contro Gheddafi per denunciare, hanno detto, il dramma dell’immigrazione.
Intanto il rettore Luigi Frati, in attesa della visita del leader libico in ritardo di circa un’ora sulla tabella di marcia, ha voluto sottolineare il senso dell’invito, puntualizzandone alcuni aspetti: “Sotto il mio rettorato la Sapienza non ha l’Inquisizione ma garantisce a tutti la possibilità di parlare: di fare domande – anche scomode – e di avere risposte, come in un’agorà greca in cui chiunque può esprimere liberamente il proprio pensiero. L’unico limite è che a parlare siano le persone competenti”.
Il numero uno di Piazzale Aldo Moro ha peraltro ribadito la volontà – sua e dell’ateneo – di promuovere il dialogo tra culture differenti e i diversi Paesi, in un’ottica di scambio: “Perché l’università è una palestra della ricerca: il nostro obiettivo è di abolire i muri e di costruire i ponti“.