Parte dalla Sapienza il "no" alla riforma Alfano

toga-ok1.jpgParte da Roma ed in particolare dalla Sapienza la protesta contro la riforma della professione forense del Ministro Alfano. I protagonisti sono giovani avvocati o studenti iscritti agli ultimi anni di giurisprudenza. Ragazzi che per indossare la toga, si preparano ad affrontare la lunga strada del praticantato.
Si mormora che sono tanti, troppi per iscriversi tutti al registro dei praticanti e così il ministro Angelino Alfano ha intenzione di proporre in Senato una serie di novità all’interno del suo ordine professionale. Secondo la proposta Alfano, infatti, per iscriversi al registro dei praticanti bisognerà avere meno di 40 anni di età e l’accesso sarà chiuso a chi ha già sostenuto l’esame per tre volte senza successo. Sul tavolo degli imputati anche la proposta seconda la quale non si potrà avere più di 50 anni per sostenere l’esame di Stato e l’idea di rilasciare l’abilitazione solo dopo aver frequentato scuole professionali post- laurea parallele al praticantato.
Questo provvedimento – sottolinea Gianmarco Dal Bianco, giovane avvocato napoletano – non restituisce decoro e professionalità all’avvocatura, ma la debilita ulteriormente, nel solco di provvedimenti precedenti (decreto Bersani in primis) che, anziché facilitare la modernizzazione nell’offerta dell’attività professionale propria dell’avvocato, ne hanno restituita un immagine tutta protesa a tutelare gli interessi e le rendite di posizione delle varie “lobbies forensi”. Ciò chiaramente, a sfavore dei giovani che intendono avviarsi all’esercizio dell’avvocatura, per i quali il già difficile accesso alla stessa verrà reso ancor più complicato.
Il progetto di istituire corsi professionali obbligatori e a pagamento – spiega Alfredo Cursio, giovane praticante laureato alla Federico II di Napoli – non significa certo un miglioramento del livello generale di preparazione degli attuali praticanti (la cui formazione, dopo gli anni dell’università, deve rimanere affidata proprio al lavoro sul campo, e cioè ad una pratica professionale regolarmente svolta con assiduità e con la fondamentale frequentazione delle aule di giustizia).
A fronteggiare la riforma anche Gaetano Romano, presidente UGAI – Unione Giovani Avvocati Italiani – che ha lanciato (specialmente on line) una campagna di protesta. Per lui l’unica riforma davvero utile dovrebbe essere quella di obbligare gli ultrasessantacinquenni al prepensionamento.
Intanto nella facoltà di Giurisprudenza della Sapienza a dare il via alla manifestazione contro riforma sono banchetti, spazi informativi e volantini. Sul piede di guerra presto anche Roma tre e Tor Vergata.

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  1. è vergognosa la proposta di angelino alfano, invece di rendere impossibile l’accesso alla professione forense, dovrebbe preoccuparsi di disciplinare la situazione attuale, consentendo ai laureati e praticanti la possibilità di lavorare, perche sara il mercato a escludere gli incapaci. non vedo poi perche un laureato in medicina che dispone della salute altrui puo subito lavorare e noi dobbiamo penare cosi

  2. Sono perfettamente d’accordo. Un ingegnere o un medico possono lavorare subito e noi invece siamo sempre quelli di serie B. Che Alfano si occupi dei veri problemi dell’avvocatura, di mandare in pensione quelli che sono lì da una vita e non di tagliare le gambe alle nuove leve.
    Io credo che questa riforma sia anticostituzionale.

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