Ricercatori sul piede di guerra a Bologna: tutta colta del taglio che l’Alma Mater (assieme alle altre università italiane) avrebbe previsto per gli assegni di ricerca.
Le ragioni del malcontento
“Da inizio anno – ha dichiarato Camilla De Ambrogi, portavoce dell’assemblea – l’Unibo e altri atenei italiani hanno bloccato gli assegni ricerca, tranne quelli legati a progetti europei. Questo perché c’è incertezza rispetto alla riforma Bernini e perché, dopo i fondi Pnrr, le Università non hanno più punti organico da utilizzare per i ricercatori. Per lo stesso motivo, nessun ricercatore ha fatto richiesta per i fondi Fis del ministero, tutti per progetti altamente competitivi e perché gli Atenei sono costretti ad assumere i ricercatori che ottengono i finanziamenti, ma, appunto, non hanno le risorse per farlo. Un cortocircuito che spinge ricercatori e assegnisti a rimanere senza niente a fine contratto, e i dottorandi a non poter proseguire la carriera universitaria”.
Appuntamento in via Zamboni
Per questo domani 8 febbraio e domenica 9 è stata indetta un’assemblea nazionale nella facoltà di Lettere, in via Zamboni 38 dove sono attesi circa 200 ricercatori da tutta Italia. “L’obiettivo – spiegano i promotori – è costruire una piattaforma nazionale con rivendicazioni comuni, per poi arrivare a una mobilitazione negli atenei in vista della discussione della riforma Bernini in Parlamento, la prossima primavera.
“Condannati alla precarietà”
Per i ricercatori la riforma del pre-ruolo portata avanti dalla ministra dell’Università Anna Maria Bernini “prevede cinque nuove forme contrattuali per i ricercatori, tutte senza tutele, senza malattia, senza maternità o tredicesima, per un massimo di sei mesi-un anno. In questo modo si allunga e si rende ancora più precario il pre-ruolo, che già oggi dura 15 anni”.
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