Regeni, sono sette anni dal rapimento del ricercatore friulano, Tajani: “Da Egitto impegno a eliminare ostacoli”

Dal Pd: “Se governo accetta l’ennesima offerta di collaborazione che non porta a niente da parte dell’Egitto dimostra di non voler veramente difendere la verità”

“Voglio confermare la mia vicinanza e quella del governo alla famiglia Regeni che ha il diritto che si faccia luce su quello che è accaduto e ha diritto che i responsabili di quel orribile delitto vengano puniti”, sono le parole del ministro degli Esteri Antonio Tajani, durante il question time di ieri a Montecitorio. Il 25 gennaio di sette anni fa veniva rapito Giulio Regeni in Egitto, ricercatore friulano e dottorando dell’Università di Cambridge, torturato e assassinato il cui corpo è stato lasciato vicino un carcere egiziano.

Tajani: “al-Sisi aperto ad eliminare ostacoli”

“Siamo convinti che con il Cairo sia opportuno mantenere comunicazioni e collaborazioni come fanno tutti i nostri principali alleati. Ma questa considerazione non farà venir meno l’impegno di tutto il governo nel continuare ad esigere la verità – ha aggiunto Tajani, che ha avuto un colloquio con il presidente egiziano al-Sisi -. Il presidente ha assicurato che l’Egitto farà di tutto per eliminare gli ostacoli che rimangono e che rendono difficile il dialogo con l’Italia”. Nella risposta alle interrogazioni del centrosinistra, il vicepremier e titolare della Farnesina dice anche di aver “intravisto una disponibilità diversa da parte degli egiziani rispetto al passato – sul caso Regeni -anche se il processo in Italia attraversa una fase di stallo”.

Tajani ha poi sottolineato l’importanza di “non disperdere i risultati raggiunti dalla magistratura e dagli investigatori italiani sostenuti da pressioni a livello diplomatico che hanno permesso di chiudere le indagini preliminari – e conclude -. Siamo aperti al dialogo perché fare altrimenti vorrebbe dire abbandonare Regeni e la nostra richiesta di verità. Non c’è giustizia senza verità. Continueremo a fare pressioni con il governo anche con il contributo prezioso del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, che valuterà attentamente l’efficacia di tutte le vie percorribili al fine del raggiungimento della verità”.

Un bracciale giallo per ricordare Giulio

Il gruppo parlamentare del Pd, su proposta della deputata Rachele Scarpa, ha indossato un braccialetto giallo: “Perché la politica deve continuare con ogni sforzo la battaglia per avere giustizia da parte delle autorità egiziane che, ricordo, continuano vergognosamente a non collaborare con gli inquirenti italiani, nascondendosi dietro dichiarazioni e impegni sistematicamente traditi nel corso degli anni”. La deputata del Partito democratico, Lia Quartapelle, intervenendo in Aula fa notare che “se il governo accetta l’ennesima offerta di collaborazione che non porta a niente da parte dell’Egitto dimostra di non voler veramente difendere la verità e la giustizia per Giulio Regeni e fa torto alla sua memoria e al dolore della sua famiglia”. Mentre il segretario di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni, afferma: “Non ci stancheremo di lottare, mentre il governo italiano si fa sbeffeggiare dall’Egitto”.

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