Referendum, l'elettorato perduto dei giovani fuorisede

La vita dei giovani che vanno via da casa, per l’università o per cercare lavoro, è scandita dalle prenotazioni dei viaggi che consentono di tornare dai propri cari.  Si mettono i soldi da parte, ma non sempre i risparmi sono sufficienti: non tutti hanno i soldi per rientrare dove si ha la residenza, unica opzione, per i fuorisede, per esercitare il proprio diritto di voto. Diritto, ancora oggi, negato a chi non può permettersi il viaggio.

I trasporti, in Italia, non sono certo economici: tralasciando la particolare situazione delle isole, per la tratta Milano-Bari in treno, solo andata, non esistono biglietti più convenienti di 40 euro – ed è il costo di un intercity notte, la soluzione più economica, prenotata con largo anticipo. Stessa questione per aerei e autobus. Nonostante le compagnie, d’accordo con il governo, introducano degli sconti ad hoc per gli elettori, sono in tanti, chi per poca flessibilità di orari, chi per ristrettezze finanziarie, a dover rinunciare al ritorno.

Secondo il portale dei dati del Miur, nell’anno accademico 2017/2018 gli iscritti alle università italiane erano 1.690.834. Decurtando la quota di studenti stranieri – 83.925 -, risultano essere 1.606.909 gli universitari di nazionalità italiana. Il 27,4% di questi ultimi frequenta un corso di laurea in una regione diversa da quella di residenza. In Italia ci sono 440.293 fuorisede.

Considerando tutte le altre categorie di persone che, per motivazioni valide, non si trovano nel comune di residenza – sono quasi 2 milioni secondo il Comitato civico Iovotofuorisede -, l’elettorato che si sgretola davanti a questo ostacolo burocratico raggiunge cifre elevatissime. All’ultimo referendum costituzionale, quello sulla riforma Renzi-Boschi del 2016, l’affluenza si era fermata al 65,48%.

Il nostro sistema elettorale garantisce il voto per corrispondenza ad alcune categorie di persone e agli italiani che risiedono all’estero. La fattibilità di tali procedure è ben rodata: è dal 2002, in seguito all’approvazione della legge 459 del 2001, che questo diritto viene riconosciuto agli espatriati. Ma non è quello italiano il sistema più avanzato: senza pensare necessariamente al voto online, ci si può ispirare alla Germania, che ammette sia il voto per corrispondenza sia fisicamente in un altro seggio, se “per motivi personali o professionali” – e le vacanze sono comprese nella casistica – non ci si può recare nel comune di residenza.

I Paesi Bassi, oltre al voto in un seggio diverso, prevedono il voto per delega. Anche il Belgio e la Francia adottano il meccanismo della delega, ammessa esplicitamente per motivi di studio. Svizzera, Spagna, Irlanda, Regno Unito, per restare in Europa, consentono anche il voto per corrispondenza ai fuorisede.

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