Record di abbandoni all’università, il rettore Cuzzocrea: “Orientamento, lauree trasversali e borse di studio. Così fermiamo la fuga”

Il più alto tasso di abbandono universitario degli ultimi dieci anni ha segnato l’anno accademico 2021-2022. Il 7,3% degli studenti di primo anno ha interrotto gli studi, con un leggero predominio di uomini rispetto alle donne, secondo i dati pubblicati dal Ministero dell’Istruzione e del Merito.

La Repubblica interviene il rettore dell’Università di Messina e presidente della Crui, Salvatore Cuzzocrea. Il docente universitario considera il dato “un segnale da non sottovalutare”, un’occasione per una riflessione profonda. Non si può dimenticare l’impatto della pandemia di Covid-19, che ha influenzato gli studenti che si sono iscritti per la prima volta nel 2020. L’effetto della pandemia non ha solo portato ad abbandoni, ma ha anche guidato molti studenti verso nuovi campi di studio come la medicina, l’informatica e la sostenibilità, che hanno registrato un boom di interesse.

Cuzzocrea osserva con preoccupazione l’elevato numero di studenti che “sbagliano” facoltà, identificando la necessità di un orientamento più mirato per gli studenti. Il rettore propone l’introduzione di test di orientamento già a partire dal quarto anno delle superiori e la creazione di corsi universitari trasversali che rispondano meglio agli interessi degli studenti.

Gli ITS per non perdere competenze

Inoltre, prende in considerazione la crescente popolarità degli Istituti Tecnici Superiori (ITS) tra gli studenti che lasciano l’università. Per risolvere questo problema, Cuzzocrea suggerisce la creazione di un percorso comune tra Academy e accademia per riconoscere alcuni dei crediti maturati negli ITS, in modo da riavvicinare gli studenti all’università.

Tra le cause dell’abbandono, gli studenti segnalano anche l’elevato costo degli affitti. In risposta, Cuzzocrea sottolinea l’importanza di distinguere tra problemi su cui le università possono intervenire e quelli che sfuggono al loro controllo. “Bisogna distinguere i piani. Quello su cui le università possono, devono e stanno intervenendo: il contributo ad hoc per gli affitti che prevede, oltre alla presenza dei requisiti di legge, ovvero un Isee basso e un percorso meritevole, anche un regolare contratto di affitto. I ragazzi, con il nostro appoggio, devono avere il coraggio di pretendere un affitto regolare. Molti atenei hanno anche alzato la No tax area: nel mio ateneo a Messina il 62% dei ragazzi vi rientra e così accade in molti atenei del centro sud. Inoltre stiamo aumentando le borse di studio. Poi ci sono i costi urbani: su quello gli atenei possono fare poco. Se non mettere in campo alcune idee come l’Erasmus italiano che dà agli studenti la possibilità di restare nella loro città di origine o in luoghi in cui la vita costa meno andando però a studiare altrove, magari al Nord, per sei mesi o un anno”. 

Le università stanno attuando misure di sostegno specifiche per gli affitti, aumentando le borse di studio e proponendo idee innovative come l’Erasmus italiano, che consente agli studenti di studiare in città dove il costo della vita è inferiore. Nonostante ciò, due preoccupanti tendenze emergono: una diminuzione del numero di iscritti e di laureati. Cuzzocrea riconosce che ciò non è solo dovuto alla crisi demografica, ma anche a un problema culturale. La laurea e, ancor di più, il dottorato devono essere valorizzati dal mondo del lavoro, devono tornare a essere un ascensore sociale, come accade in altri Paesi.

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