Un nuovo contratto sociale per Rinnovare l’educazione scolastica e universitaria per rispondere efficacemente all’emergenza educativa che viene evidenzata dall’ultimo Rapporto UNESCO. Un’azione collettiva che coinvolga tutte le parti interessate del settore istruzione con l’obiettivo di definire organizzazione e finalità per re-immaginare l’educazione e la formazione. Questi gli obiettivi della la presentazione della versione italiana del Rapporto della Commissione sui Futuri dell’Educazione dell’UNESCO, che si è svolta presso la Camera dei Deputati. Un evento promosso dalla Cattedra Unesco dell’Università Cattolica, in collaborazione con il Gruppo editoriale La Scuola, con la partecipazione di rappresentanti dell’UNESCO e del ministero dell’Istruzione e del Merito.
Frassinetti: “Scuola non diventi un’azienda”
“Gli studenti vanno a scuola per apprendere, per imparare a gestire le loro emozioni, certo devono anche prepararsi ad un futuro che richiede una preparazione e delle competenze adeguate, ma non devono ammalarsi di produttivismo: la scuola non diventi un’azienda”, lo ha affermato Paola Frassinetti, sottosegretario all’Istruzione e al Merito. “Condivido l’analisi del rapporto Unesco – ha sottolineato il sottosegretario -. L’aumento delle disuguaglianze sociali ed economiche sono problematiche chiave che stiamo affrontando. Ritengo che la scuola è l’unico vero ascensore sociale che dà la possibilità di superare i divari e affermarsi nel mondo del lavoro. Tutti parlano di potenziamento della matematica ma io credo che anche il latino svolga la stessa funzione, allenando i meccanismi mentali, aggiungendo anche un po’ di soddisfazione perché tradurre una versione significa anche conoscere informazioni storiche. Questo divario c’è soprattutto nelle donne perché pare che le facoltà scientifiche siano scelte soprattutto dagli studenti maschi”.
Tawil (UNESCO): “Bisogna cambiare rotta. Attuale percorso insostenibile”
“I Paesi più istruiti del mondo sono quelli che stanno accelerando di più cambiamento climatico. Ma se istruirsi significa vivere in modo insostenibile, allora – dice Sobhi Tawil, direttore della Divisione “Future of learning and innovation” dell’UNESCO – dobbiamo ricalibrare le nostre nozioni di cosa l’istruzione dovrebbe fare e reimpostare le nostre interdipendenze. L’umanità si trova di fronte ad una difficile situazione e deve fare una scelta urgente di rottura o di svolta: continuare su un percorso insostenibile o radicalmente cambiare rotta. Dobbiamo riequilibrare il nostro rapporto fra di noi, con il pianeta e con la tecnologia. Conoscenza e apprendimento sono la base per il rinnovamento e la trasformazione. Ma serve un nuovo contratto sociale per l’educazione affinché questa riesca a ricostruire le nostre relazioni reciproche, con il pianeta e con la tecnologia. Il Rapporto ci insegna che dobbiamo agire con urgenza per cambiare rotta, perché il futuro dell’umanità dipende dal futuro del pianeta, ed entrambi sono a rischio”.
Simeone (Università Cattolica): “Nell’educazione c’è bisogno di investimento economico, sociale e civile”
“Le giovani generazioni possono dare un contributo importante per re-immaginare i nostri futuri insieme – afferma a Corriereuniv.it Domenico Simeone, direttore della Cattedra Unesco “Education for Human Development and Solidarity among Peoples” dell’Università Cattolica -. Dare vita a un vero e proprio laboratorio creativo nel quale sviluppare le potenzialità trasformative dell’educazione e avviare processi di cambiamento. C’è bisogno che la società decida cosa è davvero importante. C’è bisogno di un’investimento sull’educazione, c’è bisogno di un investimento economico ma anche sociale e civile”.
“Sicuramente il richiamo ad un nuovo patto sociale che coinvolge e interroga direttamente la scuola, il modo di fare istruzione, gli obiettivi dello stesso sistema scolastico e soprattutto il rilancio forte di una pedagogia che sia di tipo cooperativo e non competivo”, ha dichiarato a Corriereuniv.it Carmela Palumbo, capo dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione del Ministero dell’Istruzione e del Merito. “Nella scuola secondaria c’è il rischio di proseguire nell’impostazione dell’iper-disciplinarismo, con molte ore da fare in classe, spesso frammentate, con poche attività di co-progettazione delle attività – ha affermato Cristina Grieco, presidente di Indire -. Il rischio è quello di stratificare continuamente e mettere sulle spalle della scuola tutta una serie di attività e rendere più debole quella cornice di senso che deve avere il processo educativo”. Critico l’intervento del presidente Invalsi Roberto Ricci: “È facile fare l’elenco dei problemi, noi abbiamo il dovere di farci carico del cambiamento, di dare le risposte ai problemi. Abbiamo bisogno di un bagno di concretezza”.
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