Prodi e la Magna Charta delle università

Mobilitazioni studentesche che si succedono da mesi, nei paesi europei, dalle più diverse condizioni socio- economiche come protesta per il decadimento graduale dell’istruzione pubblica e dell’occupazione giovanile. Romano Prodi presente alle celebrazione dei primi 23 anni della Magna Charta Universitatum, suggerisce come proprio tali mobilitazioni siano l’espressione di una gioventù che in un momento di crisi, di vincoli di bilancio, di preacaria o assente occupazione e di tagli netti alla ricerca e all’università, esige un futuro diverso, o semplicemente un futuro.

Il momento simbolico della celebrazione della Magna Charta, nata esattamente il 18 settembre 1998  grazie ad un moto spontaneo partito da Bologna si riconobbero  in un documento comune, come pietra angolare destinata ad essere punto di riferimento per la vita futura degli Atenei europei ed extraeuropei.

Una sorta di costituzione accademica, firmata da 752  atenei di tutto il mondo, enuncia i principi fondamentali di libertà di pensiero, di conoscenza, di ricerca e di insegnamento propri di una istituzione universitaria in sintonia con l’evoluzione della società.

Un accordo tra i maggiori produttori di cultura e formazione, creato proprio nella prima università della storia accademica, quella di Bologna, l’alma mater per antonomasia.

L’ex presidente del Consiglio ha evidenziato come a differenza dei Paesi emergenti come la Cina che stanno investendo nell’istruzione e nella ricerca, nei paesi del “primo mondo”, gli stati sembrano optare per la scelta opposta”.

Durante le celebrazioni del patto accademico, altre 31 università (provenienti da Azerbaijan, Francia, Kazakistan, Kyrgyzstan, Moldova, territori palestinesi,Slovenia, Turchia e Ucraina) hanno aderito alla Magna Charta già firmata da 721 atenei nel mondo. Un accordo che si estende a livello mondiale con l’intenzione di perseguire la società della conoscenza, ponendo la formazione e l’istruzione al centro delle attività di ogni paese.

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