"Preparati per l'impatto", un videogame per imparare. La ricerca

Giocando si impara di più. Lo sapevamo da un po’, ma adesso lo dimostra anche una ricerca. Anzi, la più grande ricerca mai fatta sul tema. Oltre quattrocentomila persone coinvolte in tutto il mondo. Che hanno scaricato un app dagli store di Apple o Google, pensando di scaricare un gioco; che sono stati informate che il loro comportamento sarebbe servito per una ricerca scientifica; e che hanno giocato ad una delle cose meno ascoltate (e imparate) del mondo forse: le norme di sicurezza sugli aeroplani, quella tiritera che gli assistenti di volo ripetono e mimano mentre l’aereo sta rollando in pista pronto al decollo.

Il videogioco non si chiama ovviamente “istruzioni degli assistenti di volo”, non è appunto una lezione frontale; ma “preparati per l’impatto”, e ti chiede di scoprire quello che devi fare in caso di emergenza per salvarti la vita. E’ un gioco anzi un videogioco in piena regola. Che nel frattempo è stato scaricato in tutto il mondo da quasi 10 milioni di persone. L’oggetto della ricerca sono state solo le prime 400 mila e in particolare i 40 mila che hanno accettato di sottoporsi ad un questionario di ingresso per misurare le competenze iniziali e confrontarle con quelle finali. Come è andata? Il progresso è evidente, consistente ed ottenuto in pochissimo tempo.

Gli autori della ricerca, che ha coinvolto persone di 40 lingue diverse e che è in corso di pubblicazione sulla rivista IEEE Transactions on Visualizations and Computer Graphics, sono due professori italiani dell’università di Udine: Luca Chittaro e Fabio Butussi. L’obiettivo era dimostrare e dare un solido fondamento scientifico ad una cosa di cui si discute da 50 anni: si può imparare giocando? Esistono giochi “seri”? La teoria dei “serious games” è stata descritta per la prima volta in un libro del 1971 e da allora ci sono stati moltissimi esempi a suffragarla. Casi isolati. Tra i più noti c’è il caso della Lego che dal 2010 ha pubblicato una metodologia di notevole successo che punta a sviluppare il pensiero creativo e le capacità comunicative negli adulti usando i famosi mattoncini colorati che si incastrano.  

Insomma gli indizi erano tanti, ora arriva la conferma. Che giustamente estende il concetto di “gioco serio” ai videogame. E ci riguarda tutti e in particolare gli insegnanti e il ministero dell’Istruzione che per certe materie potrebbero immaginare di sviluppare corsi non più fatti da lezioni frontali, ma erogati tramite la gamification (lezione in forma di gioco) e in qualche caso i videogiochi. Non si tratta di un salto nel buio: nel mondo c’è una app per imparare le lingue attraverso la gamification, Duolingo, che ha oltre 300 milioni di utenti registrati che giocando imparano 38 lingue a scelta. 

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