Pnrr, Meloni: “Ritardi, serve ulteriore sforzo”. Cosa prevede il piano per l’Istruzione

Dopo l’arrivo della seconda tranche da 21 miliardi dall’Europa il governo ha fretta di portare a casa le riforme previste per il Pnrr

“Non possiamo permetterci di non dimostrare di essere all’altezza della sfida. Ora serve uno sforzo ulteriore”. Così la premier Giorgia Meloni avrebbe chiuso la riunione della prima cabina di regia sul Pnrr convocata a Palazzo Chigi. “Oggi è stata accreditata la seconda rata di 21 miliardi di euro legata al raggiungimento degli obiettivi conseguiti al 30 giugno 2022. Entro il 31 dicembre 2022 siamo chiamati a realizzare circa 55 obiettivi per poter richiedere alla Commissione europea la terza rata. C’è molto lavoro da fare e questa cabina di regia dovrà giocare un ruolo centrale. Serve il massimo impegno di tutti e la più ampia collaborazione”, aggiunge ancora il presidente del Consiglio.

Una delegazione di tecnici della Commissione europea ha in programma di svolgere una missione in Italia, presumibilmente all’inizio di dicembre, per uno scambio di vedute con il nuovo governo sulle possibili richieste di integrazione del Pnrr che potrebbero pervenire dall’esecutivo. La priorità dell’esecutivo europeo – a quanto si apprende – sarebbe comunque quella di ottenere entro fine anno la comunicazione da parte dell’Italia dei passaggi che porteranno al rispetto delle scadenze previste per la terza rata.

Scuola 4.0

Con il decreto-legge n. 36 del 2022 è stata realizzata la riforma della carriera dei docenti, che ha l’obiettivo di introdurre nuovi criteri di reclutamento per attrarre e motivare insegnanti altamente qualificati. Gli obiettivi del traguardo riguardano, in particolare: previsione di un’elevata specializzazione nel campo della didattica ai fini dell’accesso all’insegnamento nella scuola secondaria di secondo grado, regolamentazione della mobilità degli insegnanti nel primario interesse della continuità dell’insegnamento, progressione di carriera collegata alla valutazione delle prestazioni e allo sviluppo professionale continuo.

Il Ministero dell’istruzione, poi, ha anche adottato il piano Scuola 4.0, al fine di favorire la transizione digitale del sistema scolastico italiano. Il Piano è articolato in due sezioni e prevede in primo luogo, la trasformazione di 100.000 classi delle scuole primarie e secondarie in ambienti di apprendimento innovativi, adattabili e flessibili, connessi e integrati con tecnologie digitali, fisiche e virtuali. Si prevede, in aggiunta, la creazione di laboratori per le nuove professioni digitali in tutte le scuole del secondo ciclo di istruzione, con laboratori interconnessi con imprese e start-up innovative per la creazione di nuovi posti di lavoro nel settore delle nuove professioni digitali.

Orientamento e sistema scolastico

La riforma sull’orientamento, prevista per la fine del 2022, introdurrà moduli nelle scuole secondarie di I e II grado (non meno di 30 ore per le studentesse e gli studenti del IV e V anno) e verrà realizzata una piattaforma digitale di orientamento relativa all’offerta formativa terziaria degli Atenei e degli ITS. Mettere in sinergia il sistema di istruzione, quello universitario e il mondo del lavoro favorisce una scelta consapevole di prosecuzione del percorso di studi o di ulteriore formazione professionalizzante e contrasta dispersione scolastica e crescita dei neet. Nella riforma è previsto anche l’ampliamento della sperimentazione dei licei e tecnici quadriennali, con ulteriori 1.000 classi in altrettante scuole (in aggiunta rispetto alle 100 attuali).

La riforma intende intervenire su due aspetti strategici: il numero delle studentesse e degli studenti per classe e il dimensionamento della rete scolastica. Il numero degli iscritti alle scuole diminuirà nei prossimi anni a causa della denatalità, comportando una riduzione della necessità di personale scolastico: uno scenario che offre l’occasione per ripensare l’organizzazione del sistema scolastico. Il risultato finale sarà una riduzione del numero medio di studentesse e studenti per classe, a vantaggio della qualità dell’insegnamento.

ITS e scuole professionali

La riforma degli istituti tecnici mira ad allineare i curricula degli istituti tecnici e professionali alla domanda di competenze che proviene dal tessuto produttivo del Paese, in particolare verso l’output di innovazione del piano nazionale Industria 4.0 e la profonda innovazione digitale in atto in tutti i settori del mercato del lavoro. L’elevata qualità del curriculum offerto incoraggerà l’occupabilità, grazie anche all’armonizzazione dei programmi di formazione in base alle esigenze di ciascun territorio.

La riforma investe sul capitale umano in un approccio mirato e adeguato alle condizioni geografiche, economiche e sociali di ogni contesto locale, con benefici diretti di breve e lungo termine sulle potenzialità di crescita del Paese. Essa non deve essere confusa con quella sugli Istituti Tecnici Superiori (ITS) che riguarda invece gli enti di formazione sostitutivi dell’università e accessibili post diploma. Approvata in estate dal Parlametno, ha l’obiettivo di aumentare il numero degli istituti e degli iscritti, migliorare la qualità del collegamento con la rete degli imprenditori nei territori, al fine di colmare il disallineamento tra domanda e offerta di lavoro.

Gli ITS, grazie anche a partnership con imprese, università, centri di ricerca ed Enti Locali, potranno offrire così corsi terziari job-oriented sempre più avanzati per la formazione di tecnici che gestiscono sistemi e processi ad alta complessità in sei aree: efficienza energetica; mobilità sostenibile; nuove tecnologie della vita; nuove tecnologie per il Made in Italy; tecnologie innovative per il patrimonio culturale e attività connesse; tecnologie dell’informazione e della comunicazione. La sua piena attuazione della riforma è prevista nel 2025.

Nuove scuole e messa in sicurezza dei vecchi edifici

800 milioni di euro per il Piano di costruzione di 195 nuove scuole che sostituiranno vecchi edifici, il 40% delle risorse andrà al Mezzogiorno. Si tratterà di scuole innovative dal punto di vista architettonico e strutturale, altamente sostenibili e con il massimo dell’efficienza energetica, inclusive e in grado di garantire una didattica basata su metodologie innovative e su una piena fruibilità degli ambienti didattici. Una volta individuate le aree per la costruzione delle scuole, il Ministero dell’Istruzione bandirà un concorso di progettazione.

Mentre è di circa 710 milioni lo stanziamento previsto per il Piano di messa in sicurezza e riqualificazione delle scuole: le Regioni individuano gli Enti da ammettere a finanziamento sulla base delle programmazioni regionali per garantire la messa in sicurezza e la riqualificazione del patrimonio edilizio scolastico esistente.

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