Perché studiare una lingua morta? Ecco tutti i vantaggi

lingue morte

Vale ancora la pena oggi studiare una lingua morta? Se lo chiede la giornalista e insegnante Josephine Livingstone sul Guardian, con una serie di spunti interessanti. 

 

“La pedagogia di una società ha bisogno di cambiare”, scrive nel suo articolo, eppure ci sono ragioni pratiche per studiare le lingue morte che vanno oltre la mera nostalgia dei bei tempi andati.

La prima ragione consiste, secondo Livingstone, nel fatto che lo studio di una lingua morta può facilitare l’apprendimento di una seconda, terza, o perfino quarta lingua. Se immaginiamo le mappe linguistiche come alberi genealogici, vedremo che lingue apparentemente lontane, come ad esempio l’indo-iraniano e il balto-slavo, discendano in realtà da una comune lingua madre perduta, in questo caso il proto-indoeuropeo. Imparare la “lingua madre” facilita l’apprendimento di entrambe le “lingue figlie”, in essa contenute: l’esempio si applica con successo al latino, da cui derivano italiano, francese e spagnolo, ma più difficilmente al greco antico, che non ha avuto un’abbondante progenie.

La seconda ragione è che le lingue in cui sono scritte le nostre opere preferite non si estingueranno mai veramente. “L’inglese antico sarà con noi fintantoché apprezzeremo Beowulf”, scrive Josephine Livingstone, spiegando che “l’apprendimento di una lingua del medioevo – l’arcaico o il medio inglese, il norvegese antico, il provenzale o il francese antico – si collega a un corpo di letteratura che è allo stesso tempo intensamente familiare e deliziosamente strano”.

Infine, lo studio dei classici è indissolubilmente legato alla differenza tra classi sociali. Latino e greco antico sono stati tradizionalmente appannaggio delle scuole private inglesi e della classe dirigente. “Possiamo vedere il mondo romano e greco nei programmi televisivi sulla storia e in film di successo, ma anche leggere le parole latine e greche incise sulle pareti degli edifici del potere”, e questo secondo la Livingstone, contribuisce all’associazione delle lingue morte ai membri dell’élite dominante.

Come capire da che parte stare dunque nel dibattito per la riforma dell’educazione? L’autrice suggerisce di tornare a rileggere le storie con cui siete è cresciuti, amandole senza neanche rendervene conto; sarete sorpresi da quanto sia facile scivolare nella conversazione con le voci del passato europeo. Un ultimo consiglio: “Smettete di guardare Game of Thrones. Beowulf è meglio e mostra meno scene di stupro. Fatelo per il bene delle vostre competenze linguistiche, fatelo per il collegamento con il passato – ma soprattutto, fatelo perché la letteratura è bella.”

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