Pavia, l'impresa entra in Ateneo. Ma gli studenti protestano: "I privati decidono cosa si studia"

L’impresa entra in Ateneo. Succede all’Università di Pavia, che ha deciso di lanciare un nuovo progetto LM+ (Laurea Masitrale Plus), valido a partire dall’anno accademico 2016/2017. Un’élite di studenti meritevoli avrà occasione di entrare a stretto contatto con il mondo produttivo, in Italia o all’estero.
Le associazioni studentesche, però, non sembrano aver preso bene la notizia. Per la prima volta, infatti, alcune aziende parteciperanno alla definizione del piano di studi e alla selezione degli studenti che potranno accedere ai corsi.

“Questo fenomeno è la manifestazione di uno degli aspetti più criticati della Riforma Gelmini”  – afferma al Corriere dell’Università Alberto Campailla, portavoce di LINK Coordinamento Universitario – “L’introduzione dei privati non solo nei processi di amministrazione dell’ateneo, ma anche nella definizione dell’offerta formativa e nella selezione degli studenti “meritevoli” di accedere ad un determinato percorso di studio. Tutto questo è vergognoso ed inaccettabile: non solo è lesivo del principio di libertà della didattica, ma si da piena legittimità alla visione di subalternità della conoscenza e dei saperi al mercato del lavoro”

“ Nella Nuova Università  – aggiunge Campailla – abbiamo più volte ribadito come sia essenziale che didattica e ricerca siano libere da condizionamenti provenienti da enti esterni e dai vincoli del mercato. Questo non significa essere avulsi dal tessuto produttivo, ma evitare che una contaminazione doverosa si risolva con l’ingresso delle aziende nei processi di governance degli atenei, che si ritroverebbero così piegati davanti ad un ricatto economico bello e buono. L’accordo inoltre, non prevede alcun vincolo per le imprese a parte un misero rimborso spese per i tirocinanti. Sarà infatti l’azienda a stabilire il numero e l’argomento delle proposte di tirocinio. Questo dimostra come in realtà questa faccenda vada ad unico vantaggio delle imprese che possono formare solo gli studenti che servono loro, nell’argomento che ritengono opportuno, senza che vi sia una reale progettualità didattica e di ricerca condivisa con l’ateneo.”

“Invece di impegnarsi in accordi non solo sbagliati, ma svantaggiosi, l’università dovrebbe preoccuparsi di riuscire a garantire a tutti gli studenti iscritti alle lauree magistrali esperienze di tirocinio che siano realmente formative e parte di un percorso didattico che riesca  a combinare pluralità di insegnamenti e la necessaria specializzazione. Pensiamo che la funzione dell’università sia anche quella di ripensare il modello produttivo attuale – conclude Campailla – e per questo ci opporremo a nuovi esperimenti di questo tipo che riteniamo inaccettabili e dannosi.”

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