Parma per Univaq, nuova sede ecocompatibile

bioedilizia.jpgLa ricostruzione post terremoto continua: per alcuni uffici dell’Università dell’Aquila verrà edificata una nuova sede ecocompatibile, realizzata in tecnologia stratificata a secco, a basso consumo energetico e ad alte prestazioni ambientali. Inizieranno domani i lavori per la realizzazione delle fondazioni, nell’ambito di un’iniziativa frutto della collaborazione tra l’Università degli Studi di Parma e quella dell’Aquila.
La palazzina sarà costruita nell’arco di 40 giorni dall’ultimazione delle fondazioni e, una volta completa, verrà misurata nelle sue performance ambientali. L’edificio, costituito da uffici per una superficie utile totale di circa duecento metri quadrati, sarà realizzato con una struttura portante in legno, poi tamponata con pannelli stratificati a secco di elementi specializzati e supportati da orditure metalliche.
È prevista inoltre l’installazione di un impianto fotovoltaico che consentirà una produzione annua di circa 13.000 kWh e una riduzione delle emissioni di CO2 pari a circa 8 tonnellate all’anno. Le pareti perimetrali dell’edificio e le pareti interne sono realizzate con tecnologia e materiali che consentono un notevole isolamento termico, acustico, resistenza all’effrazione e all’urto, protezione passiva dal fuoco. Per i pavimenti sono stati utilizzati dei particolari massetti a secco che consentono una migliore programmazione dei lavori in cantiere, una maggiore pulizia e una notevole riduzione del consumo di acqua durante la costruzione.
Il progetto è stato realizzato grazie alla donazione di due imprese parmigiane e a quelle di molte altre aziende che hanno contribuito a fornire tutti i materiali necessari. «Questa donazione è un contributo importante per noi – afferma il rettore dell’Università dell’Aquila, Ferdinando Di Orio – perché indica che una realtà significativa del Paese investe sulla nostra Università e sulle nostre capacità scientifiche e culturali: prendiamo atto dell’investimento, perché di questo si tratta, e ne siamo molto grati».

Manuel Massimo 

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