Ocse, la solitudine degli insegnanti

cattedra.jpgIl 55% degli insegnanti italiani non riceve alcun tipo di riscontro, positivo o negativo, in riferimento al lavoro svolto. Lo sostiene l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (Ocse) nel suo rapporto “Uno sguardo all’Istruzione 2009” presentato oggi. In pratica, in Italia, gli insegnanti sarebbero sostanzialmente “lasciati da soli”, senza nessuno che valuti le loro prestazioni o il loro rendimento.
Accanto a questo dato negativo per quanto riguarda l’Italia, nel nostro Paese, secondo l’Ocse, si registra però un positivo incremento di quasi il 6% degli studenti che raggiungono la laurea o ottengono un diploma di specializzazione, in linea con gli altri paesi dell’Ocse. Il rapporto, aggiornato al 2007, mostra in generale un aumento della popolazione istruita nei paesi membri, soprattutto per quanto riguarda coloro che ottengono un diploma di laurea o una specializzazione.
Tra il 1998 e il 2006 il numero delle persone laureate o in possesso di un diploma di specializzazione è cresciuto nei paesi membri del 4,5% all’anno. In Irlanda, Polonia, Portogallo, Spagna e Turchia la crescita ha raggiunto il 7% all’anno, mentre in Canada, Giappone e Corea, il rapporto è di uno su due. Un altro dato positivo riguarda il numero delle persone che abbandonano gli studi prima di arrivare all’università: un numero in diminuzione tranne che in Germania, Giappone, Messico, Polonia, Turchia e negli Stati Uniti dove le persone con un basso livello di istruzione sono in aumento. Anche l’istruzione primaria è in netta crescita, in particolare in Svezia. In media anche le iscrizioni alla scuola primaria sono passate dal 40% dei bambini tra 3 e 4 anni del 1998 al 71% del 2007.
Per quanto riguarda, invece, la disoccupazione, il rapporto mostra un calo delle assunzioni soprattutto tra coloro che non hanno raggiunto il diploma di laurea. Nei paesi membri il 40% delle persone con un basso livello di istruzione si ritrova spesso senza impiego per periodi più o meno lunghi. «Nonostante la crisi economica, la domanda per un’istruzione universitaria è più alta che mai – sottolinea l’Ocse – Le istituzioni devono comprendere che gli investimenti nel capitale umano possono contribuire alla ripresa economica». Secondo l’Ocse le persone che completano gli studi secondari o l’università mostrano maggiore interesse nella politica, hanno una maggiore fiducia nei confronti degli altri e godono persino di una migliore salute.
Investire nell’istruzione, dunque, rappresenta un mezzo per lottare contro la recessione e accrescere i futuri redditi: i vantaggi sempre più evidenti che derivano da un buon livello di istruzione e il probabile mantenimento di un tasso di disoccupazione elevato durante tutto il periodo di uscita dalla crisi spingeranno un numero sempre maggiore di giovani a proseguire gli studi, sottolinea l’Organizzazione.
L’Ocse raccomanda quindi ai Governi di tenere conto di questa tendenza quando elaborano le loro strategie in materia di scuola. «Il periodo che seguirà la crisi mondiale sarà caratterizzato da una domanda senza precedenti per la formazione universitaria», ha dichiarato il segretario generale dell’Ocse Angel Gurrĺa, aggiungendo che «gli investimenti in capitale umano contribuiranno alla ripresa a condizione che le istituzioni scolastiche siano in grado di rispondere a questa domanda».

Manuel Massimo 

Total
0
Shares
Lascia un commento
Previous Article

Università di Trento: 6 borse per dottorati

Next Article

Mike Bongiorno, fine delle trasmissioni

Related Posts