Occupato anche il Socrate, i presidi passano all’azione. La mappa delle scuole in mano agli studenti

I dirigenti scolastici in presidio davanti alle scuole occupate, al Virgilio gli attivisti liberano la scuola dopo 13 giorni di occupazione
Foto dal’account Instagram Dante di Nanni

Roma si sveglia con un’altra scuola occupata, mentre i presidi decidono di passare all’azione, così come già fatto dalla dirigente scolastica del Virgilio, Isabella Palagi, occupato dal 29 novembre. Nella notte tra martedì 10 e mercoledì 11 dicembre, infatti, studenti e studentesse sono entrati al Socrate e hanno occupato la sede di via Padre Reginaldo Giuliani. Dell’iniziativa, come fa sapere il dirigente scolastico Carlo Firmani, sono state informate le forze dell’ordine. 

Il Socrate e le altre scuole occupate

La fatiscenza delle infrastrutture scolastiche, i tagli alla scuola e la solidarietà al popolo palestinese sono tra i motivi principali della protesta: “Contro la scuola dei padroni, 10, 100, 1000 occupazioni” è lo slogan. Il Socrate si aggiunge a un lungo elenco di istituti occupati e in cui tuttora le iniziative degli studenti sono in corso e le lezioni sospese: Manara, Morgagni, Russell, la sede succursale del Newton e il Carducci. Dal collettivo Virgilio, invece, fanno sapere che la scuola, occupata dal 29 novembre, è stata liberata nella serata di martedì 10 dicembre. Un’ondata di mobilitazioni partita dal Gullace e che ha poi coinvolto, nel corso delle settimane, altre scuole che sono rimaste, per diversi giorni, in mano agli studenti: Pilo Albertelli, Plinio Seniore, Enzo Rossi, Cavour, Visconti, Montessori e Rossellini. 

I presidi passano all’azione

Se in alcuni casi, come quello del Pilo Albertelli, la via del dialogo e della mediazione intrapresa dai dirigenti scolastici ha portato risultati positivi, con la liberazione delle scuole. In altri il percorso è stato diverso. Al Virgilio, ad esempio, la preside ha organizzato una manifestazione di protesta pochi giorni dopo l’occupazione del 29 novembre, con genitori, alunni e docenti. Un’iniziativa duramente criticata non solo dagli occupanti, ma anche da alcuni genitori, che hanno rivendicato il diritto dei ragazzi a “esprimere il proprio pensiero”. A criticare l’iniziativa, che ha però ottenuto l’appoggio del ministro dell’Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, anche il presidente del municipio VIII, Amedeo Ciaccheri.

Ma Palagi non è stata l’unica preside a muoversi contro l’occupazione della propria scuola: è successo al Morgagni dove questa mattina la dirigente scolastica Patrizia Chelini ha organizzato sulla scalinata Vizzardelli, un momento di confronto con gli studenti che hanno occupato la scuola. A cui hanno aderito anche altri alunni, docenti e genitori: “Una partecipazione così ampia e sentita, con un preavviso di poche ore, in una mattina piovosa di un giorno lavorativo, non era scontata ed è stata una grande manifestazione di interesse per la scuola – scrive la preside -. I partecipanti, circa ottanta, hanno espresso in modi diversi e con toni diversi i loro punti di vista agli occupanti. Credo che sia stato un momento altamente democratico e importante”. Dal collettivo Morgagni, ora dentro la scuola, raccontano però una versione diversa da quella della preside: “Gli studenti sono stati duramente attaccati e costantemente interrotti – è l’accusa -. Gli è stata di fatto resa impossibile l’esposizione delle proprie idee”. 

Anche il dirigente del Manara, Pietro Giovanni Pastorello, ha organizzato un’iniziativa davanti alla scuola, in via Bricci, con studenti, docenti e personale Ata: “Noi riconosciamo la complessità del contesto attuale e il diritto delle nuove generazioni di esprimere preoccupazione e dissenso: il mondo che consegniamo loro sta attraversando profonde crisi economiche, politiche, ambientali e umanitarie dalle quali è arduo immaginare una via di uscita – spiega il preside -. Comprendiamo quindi l’inquietudine dei giovani di fronte all’assenza di prospettive, ma teniamo a sottolineare che il nostro liceo ha sempre perseguito l’obiettivo di fornire strumenti critici per analizzare e interpretare la realtà”. E ancora: “Quest’azione di compromissione del diritto allo studio e di interruzione delle attività didattiche, lungi dal produrre i risultati che i ragazzi auspicano, creerà danni inevitabili, soprattutto agli studenti più fragili, che rischiano di accumulare lacune difficilmente colmabili nel percorso scolastico”. 

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