Nuovo Dpcm, cosa cambierà da domani con le nuove disposizioni

La lunga gestazione del nuovo Dpcm dovrebbe finire entro questa sera, dopo che ieri il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha chiarito in Parlamento i criteri di base su cui si sviluppa il quarto provvedimento negli ultimi 30 giorni per contenere la nuova ondata di contagi di Coronavirus e la crescente pressione sugli ospedali. Le certezze riguardano la scuola, il coprifuoco nazionale e la chiusura delle sale gioco e dei centri commerciali nei weekend.

I dettagli ancora da definire riguardano la divisione del Paese in tre zone, da una più a rischio, a un’altra in fascia intermedia e quindi a un’ultima con basso indice di diffusione del virus. Per ogni fascia corrisponderanno misure gradualmente restrittive, compresi gli spostamenti tra regioni, che il premier vorrebbe imporre solo tra zone con simile livello di rischio, mentre una parte della maggioranza, a cominciare dal ministro della Salute Roberto Speranza e i governatori, chiede di applicare in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale. Il governo ha convocato i presidenti di regione e i sindaci per le 15.30. La sottosegretaria alla Salute, Sandra Zampa, ha confermato che il Dpcm arriverà entro questa sera: “E non paralizzerà il Paese, ma sarà basato sul lockdown ligh come il modello tedesco”.

I punti fermi del DPCM:

Alla base del nuovo Dpcm c’è la divisione dell’Italia in tre fasce di rischio, sulla base dell’Indice Rt che indica la diffusione del virus e i 21 criteri stabiliti dagli esperti, che comprendono anche la pressione sugli ospedali, in particolar modo sulle terapie intensive. Scatterebbe quindi un meccanismo automatico una volta superate le soglie di allarme, quelle previste dal documento sui quattro scenari di rischio, con la decisione che sarà presa dal governo attraverso un’ordinanza del ministero della Salute. Un compromesso che va incontro alle regioni, scaricando così la responsabilità politica delle chiusure che ne conseguono, considerando poi che i governatori non possono opporsi alla decisione del ministero.

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