Siamo nella nuova Belle Époque?: intervista allo scrittore Enzo Papetti

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Disponibile da giovedì 27 marzo in libreria e nei principali store digitali, New Belle Époque è il nuovo romanzo dello scrittore e regista Enzo Papetti, un’opera letteraria che sperimenta ed esplora una nuova e rivoluzionaria frontiera della narrativa tradizionale, il crossnovel. Il progetto parte dal presupposto che i primi 25 anni del Nuovo Millennio condividono con l’età della Belle Époque (periodo compreso tra il 1895 circa e il 1914) diversi aspetti, dalle repentine trasformazioni degli stili di vita alle complesse relazioni di potere tra le diverse potenze mondiali, dall’evoluzione del concetto di opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica di benjaminiana memoria, alla digitalizzazione culminata nell’intelligenza artificiale. In questo libro la carta abbraccia il digitale, trasformandosi in un’esperienza interattiva e multidisciplinare che, attraverso dei QR CODE all’inizio e alla fine di ognuno dei 16 capitoli, mescola scrittura, musica dei primi anni del secolo scorso rielaborata in chiave jazz (a cura di Roberto Cipelli), cinema (a cura di Roberto Minini Merot), illustrazioni (a cura di Bella Mirella Beraha) e un dialogo con un chatbot (a cura di Francesco Bevivino). Questa nuova forma di narrazione esplora ciò che si nasconde dietro le parole, promettendo di espandere il modo di vivere la lettura.

New Belle Époque è un titolo che sembra guardare contemporaneamente al futuro e al passato. Ci racconti che cosa intendi per New Belle Époque?

La Belle Époque è ricordata come una fase storica permeata di grande ottimismo e prosperità economica, in Europa come, in parte, negli Stati Uniti. A uno stile di vita raffinato per le classi agiate, all’enfasi sull’eleganza e la mondanità fecero riscontro anche forti diseguaglianze sociali, colonialismo e tensioni politiche che sfociarono nella prima guerra mondiale. Il romanzo crea un parallelismo fra la nostra epoca e quella a cavallo fra Otto e Novecento, entrambe caratterizzate da rivoluzioni tecnologiche e sistemi produttivi che hanno cambiato modi e stili di vita. Allora l’elettrificazione delle città, l’aeroplano, le automobili, il cinema, il telefono, la radio. Oggi i computer, i cellulari, i social, il metaverso, l’Intelligenza Artificiale. Anche gli assetti politici, allora come ora, subirono processi involutivi che misero a dura prova la stabilità internazionale. Speriamo che a noi vada meglio. In quarta di copertina ho scritto: “Un sentimento di nostalgia e di meraviglia scava sotto il reticolo di un mondo interconnesso, pronto a celebrare un progresso impensabile fino a pochi anni fa. Ed è con questo stato d’animo fatto di euforia e candida spensieratezza, apatia, paura e angosce represse che il mondo va incontro alla propria rovina”. Rispetto al passato, forse, siamo più disponibili al mutamento, ma le incognite sul futuro sono le stesse. Personalmente penso che impareremo a conviverci. Per obbligo o grazia ricevuta. Da che mondo è mondo tutto cambia e, nel bene come nel male, l’uomo ha saputo sempre adattarsi alle spinte evoluzioniste che egli stesso crea. Nel 1895, quando i fratelli Lumiere proiettarono al Salon Indien du Grand Café il film L’arrivo di un treno alla stazione de La Ciotat, il pubblico, temendo di essere travolto dall’avanzare del mostruoso mezzo meccanico, fuggì dalla sala. Come non sorridere di quel comportamento. E chissà cosa diranno di noi fra un centinaio d’anni.

Che cos’è il crossnovel?

Il romanzo si serve di linguaggi espressivi diversi al servizio di pratiche narrative ipertestuali. Spazia dalla pagina stampata al web. L’idea di crossnovel nasce dai miei studi sulla multimedialità. Del resto, l’ibridazione fra diversi linguaggi è antica quanto l’uomo. Basti pensare al rapporto parola-voce-musica – dall’antichità all’opera lirica – all’arte dei panorami, al cinema, alla televisione. Al web. La traiettoria della mia ricerca si cala in una prospettiva sperimentale. Come molta arte contemporanea è coinvolta in un processo di ripensamento dei canoni estetici. Quando un’esigenza di rinnovamento si manifesta in un ambiente culturale e trova attenzione – prima ancora che consenso – occorre poco affinché approdi a nuove sponde e rinnovi registri espressivi. Siamo nel bel mezzo di una rivoluzione tecnologica epocale; pensare che non abbia riverberi sulle forme di comunicazione è una cecità che non possiamo permetterci. Dalle Avanguardie storiche a oggi il patto celibe fra autori e pubblico non fa che rivedere via via convenzioni consolidate. I gusti cambiano e nuove mode s’impongono.

E come si traduce il crossnovel in questo libro?

In questa avventura, oggi, sono coinvolti cinema, musica, poesia, arti figurative, didattica, sport, etc. La narrativa non può far finta di niente. La mia sfida è iniziata nel 2020, prima con L’oggetto piccolo b, cui hanno fatto seguito Perché ci hai messo tanto? e poi Hexis. New Belle Époque chiude la tetralogia. Il romanzo non si fa ridurre a una semplice storia. Si serve di tasselli spazialmente e temporalmente entangled, di false prospettive che il lettore può mettere in ordine come vuole. In questo senso si può dire che stupisce come un quadro di Escher. Il racconto crea vie di fuga improvvise, attraversa generi e forme codificate, spiazza e gioca a rimpiattino. Il lettore tradizionale può trovare qualche difficoltà a saltare da un linguaggio all’altro, dall’ascolto di un brano musicale alla visione di un video, dal dialogo con una chat a una Galleria di ritratti. Per le giovani generazioni, invece, coincide con l’esperienza quotidiana. I diversi contributi al testo hanno l’obiettivo di allargare l’orizzonte narrativo e integrarlo. Le musiche svolgono una funzione paratestuale, simile a quella di una colonna sonora di un film. Evocano e rafforzano emozioni, paesaggi, colori. Le storie cadono come pioggia dal cielo. Le lega un collante invisibile, che traccia linee di senso tese a dissodare quel fondo in cui ogni cosa riposa. New Belle Époque è uno zibaldone e la sua lettura può essere avvicinata a quella mattutina di un quotidiano, allo spippolare da un canale all’altro della televisione, al defrag occasionale sulle piattaforme del web. Tocca al lettore rimettere in ordine le cose.

Secondo te, in che modo l’intelligenza artificiale ha impattato nel mondo della scrittura e quali evoluzioni prevedi?

Ritengo che l’AI ci riserverà molte sorprese e aiuterà a mettere a fuoco questioni per troppo tempo lasciate in sospeso. Da parte mia ne faccio uso, in New Belle Époque, come strumento per dialogare con il lettore, nel tentativo di individuarne l’impiego più appropriato in relazione al processo creativo. Il rapporto fra AI e letteratura è un tema affascinante. Si può esplorare da diverse angolazioni: creativo, critico, teorico, ma anche etico e sociale. Sicuramente, così come è accaduto in passato con la stampa e la scrittura meccanica – macchina da scrivere – anche l’AI avrà un impatto significativo sulla narrativa, sulla modalità della scrittura. Da tempo l’intelligenza artificiale è un tema chiave della narrativa, specialmente fantascientifica. Lo spettro d’interesse per lo più oggi verte sull’uso generativo dei testi. Rispondo con una piccola digressione: personalmente, da diversi anni, faccio uso di App scaricate sul cellulare per produrre “quadri” di genere, alla maniera di… riuscendo a ingannare anche persone colte e preparate, esperti. Ovvio che la questioni richieda riflessioni approfondite, anche se, per ora, il dibattito su questo terreno rimane limitato, salve poche eccezioni, alle solite e più superficiali questioni. Che un calcolatore riesca a creare opere indistinguibile da quelle di una persona non è faccenda da poco. Allego all’intervista un’immagine che ho realizzato per far capire meglio ciò che sto dicendo. Se fosse un dipinto a olio di un artista in carne e ossa, indipendentemente che piaccia oppure no, chi avrebbe da ridire? Insomma, il rapporto fra ricerca espressiva e tecnologia  è aperto e rimette in gioco questioni che forse per troppo tempo abbiamo date per scontate.

Tu sei sia scrittore sia regista: come combini questi due mestieri?

In ciò che faccio, dalla scrittura alla regia, dall’insegnamento alla progettazione di eventi culturali, il mio obiettivo è sempre lo stesso: cos’ho da dire alle persone cui mi rivolgo? Quanto di questo cruccio – nella diversità che le accomuna – trova in loro riscontro? Il mio campo d’azione è l’ossimoro. Per New Belle Époque ho coniato l’headline Rabelais gioca a poker con Balzac. Due autori così diversi da trovare la stessa ragione di riscatto nel loro contrapporsi. Il mio romanzo, picaresco e sociale insieme, ironico, caustico, che diverte senza dimenticare di invitarci a riflettere sulla fase storica che stiamo attraversando, è un viaggio  verso l’ignoto, alla ricerca di un traguardo da cui ripartire di nuovo.

Sei soddisfatto di questo progetto?

Sono convinto di aver percorso una strada ricca di risvolti interessanti. Caratterialmente tendo a non essere mai – del tutto – soddisfatto dei risultati che ottengo. Faccio fatica a convincermi di aver concluso un lavoro, sebbene sappia che il momento in cui devo smettere sia sempre alle porte. Così mi porto appresso un resto da pagare. Conseguenza che fa aggio sulla consapevolezza che la vita sia irriducibile alle forme compiute, irrigidite  in un’opera. È l’alterità radicale di qualsiasi discorso, quel fondo senza fine che di ogni parola, gesto, comportamento ne segna l’orizzonte estremo, mai catturabile a definire l’orizzonte degli eventi. Per questo ciò che scrivo si declina come figura finita di un mondo che oscilla pericolosamente fra l’incompiutezza e la propria dissoluzione. Nell’opera il legame fra identità e differenza resta sempre in bilico. La confusione tra la cornice simbolica e la vita, il rapporto con la realtà permane variabile, cangiante, mutevole. E questa è una bella fregatura. Comunque sia, per non lasciare inevasa la domanda, mi spingo ad affermare, sicuramente, avrei ancora potuto migliorare il mio libro. Tuttavia, New Belle Époque suscita atmosfere, fa vibrare stati d’animo, circolare idee pungenti. Almeno nelle mie intenzioni. Il racconto allestisce un’epopea cialtrona e sgangherata. Combina momenti divertenti a altri drammatici, suspense, riflessioni critiche, vicende improbabili, personaggi folli, sofferti, farabutti d’ogni specie, ingenui disarmanti, senza che vi sia un vero inizio come una vera fine. Disegna nicchie di vita da abitare, condividere, scavare. Ironia e leggerezza, sono i suoi punti di forza. Detto in altre parole: compratelo, regalatelo, leggetelo e fate passa-parola.

Che cosa ti ha avvicinato alla scrittura e come hai iniziato?

A spingermi sono state considerazioni maturate nel corso del tempo, durante il mio insegnamento universitario: riflessioni teoriche, esistenziali, urgenze espressive. Per la lealtà che mi lega ai lettori, non posso che partire dalle primissime intuizioni con cui ho iniziato a lavorare e misurare cosa, nell’opera finita, corrisponde a ciò che mi ero promesso di ottenere. In concreto: ciò che manca è ciò che mi aspetta e, da quanto ho anticipato, qualche indicazione sul mio futuro dovrebbe emergere. Spero.

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