Musica e tecnologia, così Arianna è arrivata al Miur

L’intervista ad Arianna Bassoli, uno dei sei talenti del think tank tecnologico del ministro Profumo

L’intervista ad Arianna Bassoli, uno dei sei talenti del think tank tecnologico del ministro Profumo

Arianna Bassoli partecipa al convegno “Un talento è per sempre: talenti 2.0 trovare lavoro nei social network”, in programma alle ore 15.00 allo Young International Forum a Roma

Dopo un dottorato alla London School of Economics e un lavoro al Media Lab Europe di Dublino come research fellow, è ritornata a Roma per aprire una startup, Frestyl, interamente dedicata alla musica dal vivo. Arianna Bassoli oggi è finalmente “fissa” in Italia e da febbraio sta lavorando al Miur, nel think tank tecnologico del ministro Profumo, dove si occupa di startup, smart city, ricerca e innovazione.

Dopo 10 anni passati all’estero è stato difficile ritornare in Italia?
Sì è stato difficile. Mi sono trasferita a Roma dove non avevo mai abitato e devo dire che è stata più dura del previsto. Qui è tutto più complicato, trovare casa, spostarsi, lavorare. Però c’erano cose che mi mancavano dell’Italia quando vivevo all’estero: la mia cultura, il “calore” delle persone, il cibo, il clima. Sembrano banalità ma sono stata in ambienti anglosassoni (Irlanda, UK, USA) per diversi anni e ho apprezzato l’efficienza, l’etica lavorativa, anche le persone, ma più passava il tempo più sentivo che la cultura non mi apparteneva e non avevo intenzione di mettere radici fuori dall’Italia. Ho vissuto in diversi posti e ho capito che, almeno per me, non c’è il “posto ideale” dove vivere, ogni luogo ha i suoi pro e contro, allora tanto vale vivere nel paese d’origine, mi sono detta. Devo dire che mi hanno presa un po’ tutti per pazza per essere tornata in un periodo così di crisi.

Di cosa si occuperà al Miur?
Ci stiamo già occupando di tanti progetti. In primis, ci sono le attività legate allo sviluppo dell’Agenda Digitale italiana. Io per esempio sto lavorando all’interno di due dei sei tavoli di lavoro, quello che si occupa del tema Smart City e quello di Ricerca e Innovazione. Smart City è un ambito molto affascinante quanto difficile da definire, mentre quello di Ricerca e Innovazione mi sta molto a cuore per cui lo sto seguendo con interesse e coinvolgimento. Inoltre, mi sto occupando dell’argomento startup, che è il mio campo e ciò in cui negli ultimi anni mi sono creata un expertise. Infine, ci sono tanti progetti su cui siamo coinvolti: il ministero virtuale, il social network sui ricercatori all’estero, una serie di workshop su open data e social innovation, l’adozione di strumenti di e-participation da parte delle pubbliche amministrazioni, la consultazione social dell’Agenda Digitale, per citarne alcuni.

Quale sarà il suo personale contributo alla pubblica amministrazione?
Come dicevo prima il mio expertise ora risiede nell’ambito startup, che è un argomento che va molto di moda in questi ultimi mesi, anche nel contesto politico. Dopo essere stata all’estero come ricercatrice sono tornata in Italia per fondare una startup, frestyl, un servizio dedicato alla musica dal vivo. In questi anni ho imparato molto di questo mondo e sto contribuendo alla definizione di quelle che sono le barriere ancora presenti in Italia allo sviluppo di un ecosistema sostenibile di startup, in modo da favorirne la crescita. Trovo molto positivo il fatto che ci sia molto interesse da parte del governo su questo tema, dato che ritengo possa diventare un motore di sviluppo del Paese molto potente. La creazione di nuove società high-tech può permettere non solo la generazione di ricchezza ma anche di posti di lavoro e di nuove professionalità. Oltre all’expertise sul tema startup, la mia esperienza nel campo dell’interaction design mi permette di dare suggerimenti sulla creazione di nuove piattaforme interattive per la pubblica amministrazione, e sull’utilizzo di piattaforme esistenti in ambiti specifici di interesse delle PA. Sto per esempio spingendo l’adozione da parte di alcuni comuni italiani di un nuovo servizio web chiamato Uribu, uno strumento molto valido di e-participation creato da un gruppo di liceali che permette di segnalare ingiustizie e disagi.

L’Italia è pronta ad affrontare il processo di modernizzazione che vi proponete di attuare?
Questa è una domanda difficile. Penso in parte sì e in parte no. Il digital divide è ancora presente in Italia e questo è un problema. Dati recenti di Confindustria Digitale hanno rilevato che più del 40% degli italiani non è mai stato su Internet. Intanto però sta crescendo il numero di smartphone e in generale la consapevolezza di media e cittadini verso le potenzialità degli strumenti digitali. Penso che una “spinta” da parte del governo anche sul lato normativo e dei supporti finanziari allo sviluppo di progetti e infrastrutture ICT possa aiutare ad accelerare il processo. Voglio essere ottimista, anche se siamo ancora uno dei paesi più indietro in Europa nel campo tecnologico.

Se posso, mi può dire il suo compenso?
24000€ annui.

Anna Di Russo

Total
0
Shares
Lascia un commento
Previous Article

OrientARTI in Accademia

Next Article

Matteo, lo Zuckerberg di casa nostra

Related Posts