Una buona notizia e un’altra decisamente più brutta: l’Italia riesce a piazzare ben 67 atenei nella classifica delle migliori al mando ma il 75% di esse perde posizioni rispetto allo scorso anno, con la Sapienza di Roma (prima tra le italiane) che si piazza soltanto al 124esimo posto. È questa la fotografia scattata dal Center World University Rankings (Cwur), la prestigiosa classifica internazionale del mondo accademico che vede il nostro Paese perdere di competitività a livello internazionale. Solo 16 atenei migliorano la propria performance rispetto allo scorso anno, mentre 51 perdono posizione.
Il passo all’indietro delle università italiane è dovuto al calo dei risultati della ricerca, in un contesto di crescente concorrenza globale da parte di università ben finanziate. Se l’Università La Sapienza di Roma è la prima delle italiane (perdendo ben otto posizioni rispetto al 2023) perdono terreno anche l’Università di Padova (che passa dal 171mo al 173mo posto) e quella di Milano (dal 180mo al 186mo). Per ritrovare l’Alma Mater di Bologna bisogna scendere alla posizione 201 mentre addirittura al 245esimo posto per l’Università di Torino. Completano la top ten italiana l’Università di Napoli Federico II (253), l’Università di Firenze (267), l’Università di Genova (286), l’Università di Pisa (288) e l’Università di Pavia (321). A livello generale per il tredicesimo anno consecutivo a conquistare la maglia di miglior ateneo al mondo è Harvard l’università seguita dal Massachusetts Institute of Technology (Mit) e da Stanford.
“È chiaro – ha commentato Nadim Mahassen, presidente del Center for World University Rankings – che la posizione dell’Italia nel campo dell’istruzione e della ricerca è sempre più sotto pressione a seguito della crescita dei sistemi di istruzione superiore in tutto il mondo; solo in Cina gli investimenti in ricerca sono cresciuti del 33%. Senza ulteriori investimenti pubblici in ricerca e sviluppo, l’Italia rischia di diminuire
ulteriormente in futuro le proprie performance”.
Sono quattro i parametri presi in considerazione dallo studio: qualità dell’istruzione (25%), occupabilità (25%), qualità dei docenti (10%) e ricerca (40%). Quest’anno sono state classificate 20.966 università e quelle che si sono classificate ai primi posti sono entrate nella lista ‘Global 2000,’ che comprende atenei ed enti di ricerca di 94 paesi.
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