“Ius scholae o ius culturae? Io penso che questo governo si debba concentrare sulle materie che sono nel programma, molto corposo. Non metterei altra carne al fuoco“. Così Giorgia Meloni rispondendo a una domanda durante la conferenza stampa di fine anno. Sottolineando che quella italiana è “un’ottima legge sulla cittadinanza”, Meloni ha specificato: “Continuo a ritenere che ci sia una ragione per cui lo ius soli o lo ius scholae non siano fenomeni così diffusi nel mondo. La cittadinanza di un minore è di solito collegata alla cittadinanza della famiglia. Siccome nella stragrande maggioranza dei paesi non è possibile la doppia cittadinanza, se accade che un figlio acquisisce la cittadinanza e i genitori no e poi” questi ultimi “decidono di tornare in patria, il ragazzo diventa straniero nel suo paese di origine”.
Il tema da porre, secondo la presidente del Consiglio, è legato ai “tempi con cui si ottiene la cittadinanza una volta che hai diritto di averla” perché ci sono casi in cui alcune persone “acquisiscono la cittadinanza e poi ci mettono due anni per averla” e questo “è un tema che avevo già chiesto di affrontare ed è un segnale che va dato”.
Meloni su occupazione: “Serve serio orientamento per i giovani”
“Un milione di posti di lavoro tra determinato e indeterminato in questi ultimi anni. Il tema del lavoro giovanile è siucramente una priorità che però non si affronta secondo me solamente incidendo sul tema del contratto di lavoro ma parte da prima, dalla formazione. E credo che questo si è visto per quanto riguarda il governo con la riforma degli istituti tecnici. Noi abbiamo giovani che non trovano lavoro e settori produttivi che non trovano professionalità. Se noi non riusciamo a fare un serio orientamento ai giovani che fanno gli studi per dire dov’è la possibilità di avere un’occupazione ben retribuita, non si risolve nulla”, afferma la premier durante la conferenza stampa di fine anno. “Poi ancora più complessa questione dei Neet, ma anche qui secondo me la questione è più ampia. Sto cercando id capire con il sottosegretario Mantovano se riusciamo a fare un gruppo di lavoro ad alto livello per parlare delle giovani generazioni in generale. Io lo dico da madre, faccio parte della prima generazione di genitori che cresce figli interamente digitali: non siamo attrezzati. Rischiamo di non capire. Come ha impattato ad esempio la pandemia, come cambiano le relazioni ecc”.
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