Medicina: no al trasferimento dalla Romania

studiare medicina

 

Trasferirsi in Romania per poter accedere ad un corso di studi in Medicina: è un escamotage al quale molti studenti italiani, tagliati fuori dal meccanismo a numero chiuso, sono costretti a ricorrere pur di poter indossare, un giorno, il camice bianco.

Fino ad oggi, era stato possibile tornare in Italia dopo alcuni anni di studio all’estero.

Ma adesso alcune università italiane non ci stanno più e rifiutano la richiesta di trasferimento di quei ragazzi che vorrebbero ritornare a studiare in Italia, per completare il loro ciclo di studi. Respinti, niente più possibilità di ritorno, dunque. Per accedere, bisogna prima sostenere il test in Italia, questo si sentono dire. Il test di ammissione in Romania, quindi, non viene riconosciuto da quelle università italiane che, pure, secondo una tradizione consolidata, convalidano gli esami sostenuti grazie all’Erasmus dai loro studenti all’estero.

In Romania, però, c’è chi non ne fa un dramma e si tira fuori dalle polemiche.

Ce lo racconta una ragazza italiana che, dopo aver ricevuto una lettera di “espulsione” dall’Università di Messina, ha collezionato anche un netto rifiuto alla richiesta di trasferimento dalla Vasile Goldis di Arad all’Italia. Ma non si è fermata di fronte a niente e la sua determinazione è stata premiata… dalla Romania.

“Per ben tre anni ho provato a superare il test. Dopo un ricorso, ho avuto anche la possibilità di essere ammessa. Ho frequentato per un anno, per poi vedermi arrivare una bella lettera da parte del Preside della facoltà in cui mi diceva che io, non avendo superato il test con il punteggio previsto, venivo automaticamente espulsa”.

Da qui, la molla per reagire. “Mi è stato proposto di andare a fare il test in Romania e di iscrivermi insieme ad altri amici. Una decisione presa su due piedi”, ci dice, ma che per lei si è rivelata risolutiva. “Qui, hanno un buon metodo di studio. Ci sono parecchie ore di pratica in ospedale, per poter creare da subito il rapporto medico- paziente. Seguiamo i corsi separatamente, in aule di 20 alunni al massimo – un metodo che ci consente di apprendere al meglio, sia durante le ore di corso che di laboratorio. Nel semestre, veniamo sottoposti a prove intercorso che ci consentono di essere ammessi di volta in volta agli esami, che sono divisi in esami di laboratorio e di teoria”. Iscriversi in Romania, però, ci dice, inizia a diventare sempre più difficile, perché “di anno in anno anche qui diminuiscono i posti per i nuovi iscritti e i test si sostengono in lingua”.

“C’è chi addirittura dice che in Romania si investano cifre per comprare la laurea ma è assurdo.

Bisogna sudare tanto anche qui”, aggiunge.

Per gli studenti italiani che studiano Medicina lì, sembra non esserci più la possibilità di tornare indietro. “Ma a me non importa,” dice, “studio medicina, vivo in una città tranquilla e i colleghi sono come una famiglia”.

Ammette, però: “Certo, la mia idea di partenza era quella di poter tornare quanto prima possibile in

Italia, per completare i miei studi ma, avendo provato quest’anno a inviare le domande di trasferimento, ho ricevuto tutte risposte negative. Ho aspettato di conseguire tutte le materie previste per il biennio, prima di fare domanda. Non volevo mi creassero problemi per la convalida. Fino allo scorso anno sono stati accettati parecchi ragazzi”, dice. Poi, un improvviso cambio di rotta: “Quest’anno, pare che per essere trasferiti si debba superare regolarmente il test. Così era scritto nelle lettere”, racconta. “E’ un sistema stupido, quello italiano. Come si può pensare che si diventerà medico soltanto per aver superato un test, che tra l’altro non ha molto a che vedere con questioni strettamente legate alla medicina?”.

Angela Zurzolo
*Articolo pubblicato sul numero di settembre del mensile Corriere Università JOB

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