Maestra fa recitare Ave Maria in classe: 53mila firme per chiedere la sospensione delle sanzioni

L’associazione Pro Vita & Famiglia ha lanciato petizione online in difesa della maestra che ha fatto recitare una preghiera ai suoi alunni. Intanto l’Ufficio scolastico regionale della Sardegna precisa: “Abbiamo ricevuto diverse segnalazioni di altri episodi negli ultimi tempi”.

Sono già 53mila le firme raccolte per chiedere la sospensione dei provvedimenti presi nei confronti di Marisa Fancescangeli, la maestra che ha fatto recitare un’Ave Maria in classe ai suoi studenti. “Quanto successo alla maestra è gravissimo. Un provvedimento spropositato. Assurdo soprattutto se pensiamo che oggi in classe, nel silenzio di politica e istituzioni scolastiche, si insegna ai bambini che il loro sesso è fluido, che si può essere maschi o femmine a seconda di come ci si sente, e si può scegliere di essere chiamato con il proprio genere preferito con la Carriera Alias. Al contrario, se si recita una semplice Ave Maria la repressione è immediata e brutale” ha tuonato Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia Onlus.

“È urgente un intervento del Ministero dell’Istruzione per tutelare la maestra contro una sanzione ingiusta e dal sapore laicista e anticristiano. Ingiusta non solo per il gesto in sé, ma anche come dimostra la solidarietà espressa dalle famiglie della scuola, dai suoi colleghi, dai sindacati e dalle associazioni di insegnanti e dalle oltre 53.000 firme raccolte in poche ore dalla nostra petizione popolare”.

Intanto però dall’Ufficio scolastico regionale emergono nuovi dettagli della vicenda. Secondo quanto trapelato nelle ultime ore, il provvedimento emanato contro la maestra non faccia riferimento ad un singolo episodio. In particolare, ci sarebbero state segnalazioni da parte di altri docenti e genitori sulle pratiche religiose fatte fare ai bambini durante le lezioni. Da lì è partita l’azione disciplinare che l’ha coinvolta. Sul caso però il ministro Valditara sembra non voler più commentare. “Rerum causas cognoscere. Se non intervengo in determinate situazioni ci sono buoni motivi” ha scritto il ministro su Twitter mentre a riaccendere la polemica ci ha pensato il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi che ieri pomeriggio ha incontrato a Orosei la maestra.

“L’ho interrogata – ha raccontato Sgarbi – e ho scoperto che era assolutamente colpevole di quello che ha fatto: insegnare gli stessi valori su cui si fonda la nostra civiltà. Nessuna esaltazione e nessun fanatismo. Semplice, efficace, determinata. L’abuso è soltanto di chi ha stabilito sanzioni con accuse senza fondamento. Ogni contrapposizione tra laicismo e religione è contraddetta da Benedetto Croce cui l’insegnante si è ispirata: ‘Non possiamo non dirci cristiani’. Che è questione culturale prima che religiosa”.

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