L’educazione civica a scuola parli anche di quella sessuale. È questa l’idea dell’Unione degli Studenti che in vista del primo sciopero in vista per il mondo della scuola (il prossimo 15 novembre) propongono una alternativa alle nuove linee guida per l’insegnamento dell’Educazione Civica presentate dal ministro Valditara.
“Progetto di Valditara non è completo”
“Come studenti, riteniamo che queste linee guida manchino lo scopo dell’educazione civica: formare cittadini consapevoli dei propri diritti e capaci di pensare in modo critico e libero l’alternativa che proponiamo in quanto studenti si basa su un modello di educazione civica che ci rende protagonisti – spiegano in una nota l’Unione degli studenti – Crediamo sia necessario che questa sia una materia obbligatoria in tutte le scuole, con un numero di ore equo per ogni indirizzo di studi. Proponiamo che questa materia non preveda valutazioni numeriche, poiché il pensiero critico e la consapevolezza sociale non possono essere misurati con una scala numerica”.
“Bisogna parlare di politica”
“L’educazione civica- aggiunge l’organizzazione studentesca – deve essere insegnata da docenti specifici e formati, affiancati da enti e associazioni territoriali, per trattare temi trasversali che spaziano dall’educazione finanziaria ai principi costituzionali, fino ai temi politici, sociali e ambientali. Vogliamo che all’interno della materia si parli di funzionamento della politica istituzionale in modo da contrastare fenomeni come l’astensionismo per formare cittadini impegnati e coscienti”.
In piazza il 15 novembre
Le proposte sono quelle di rendere ogni materia più trasversale e aperta ai temi sociali. “Proponiamo, inoltre, percorsi di educazione sessuale, al consenso, al piacere e all’affettività da affiancare all’educazione civica per prevenire la violenza di genere e formare una società non escludente e consapevole – sottolinea Francesco Valentini, responsabile della Comunicazione nazionale dell’Unione degli Studenti – Per questo come studenti da tutta Italia scenderemo in piazza il 15 novembre, per ribadire che questa scuola non ci piace”.
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