Liceo nega l’esame di Maturità ad una ragazza con sindrome di Down: la famiglia la ritira da scuola

Per i vertici del liceo Sabin di Bologna, Nina (19enne con sindrome di Down) non è in grado di sostenere lo stress in vista dell’esame di Stato e per questo si sono rifiutati di cambiare il piano di studio programmato all’inizio del triennio. Così i genitori hanno deciso di non farla andare più a scuola per riprovarci il prossimo anno.

Costretta a lasciare il liceo che frequentava perché la scuola le nega la possibilità di sostenere l’esame di maturità come tutti i suoi compagni di classe: è la storia di una ragazza di 19 anni di Bologna che soffre della sindrome di Down. Nina, questo il suo nome, fino a qualche settimana fa era iscritta al liceo Sabin (indirizzo Scienze Umane) ma i suoi genitori hanno deciso di ritirarla in contrasto con la decisione dell’istituto che non la ritenevano in grado di sostenere l’esame di Stato previsto per il prossimo giugno.

Il piano di studio personalizzato

Per gli alunni con disabilità la legge prevede che sia il consiglio di classe alle superiori ad optare per tre programmi: “ordinario”, “personalizzato” con obiettivi minimi (equipollenti) che porta all’ammissione all’esame di Stato vero e proprio (ma con prove rimodulate) e “differenziato” che al termine del quinquennio fa conseguire un attestato di competenze senza alcuna validità. Quest’ultimo era quello che gli insegnanti di Nina, già nelle prime settimane della prima liceo, avevano ritenuto più adatto. I genitori lo avevano accettato perché – hanno spiegato al Corriere di Bologna che ha raccontato del caso – “non volevamo metterci in contrasto con la scuola appena arrivati, anche perché ci dissero che il percorso si poteva modificare in qualsiasi momento”.

“Non può reggere allo stress da esame”

Per questo, malgrado la famiglia dall’inizio del triennio avesse chiesto agli insegnanti di cambiare il piano educativo della figlia passando dal programma differenziato a quello personalizzato per obiettivi minimi o equipollenti che prevede l’ammissione al vero e proprio esame di Maturità, il liceo Sabin ha ritenuto di non assecondare la richiesta anche andando contro al parere favorevole della neuropsichiatra infantile che seguiva il caso. “Per Nina si tratta di un obiettivo troppo impegnativo e stressante, tanto da generare senso di frustrazione nella ragazza” ha scritto la dirigente del liceo bolognese.

Una decisione obbligata

A quel punto ai genitori di Nina non è rimasto che far finire l’esperienza scolastica alla figlia: se la ragazza, infatti, non fosse stata ritirata da scuola entro il 15 marzo a fine anno avrebbe ricevuto l’attestato di competenze e per cimentarsi nell’esame di Maturità avrebbe dovuto ricominciare daccapo, a settembre, dalla prima superiore. 

I genitori: “Cercheremo un’altra scuola”

“Non volevamo certo che a nostra figlia fosse regalata la maturità ma che almeno le fosse data l’opportunità di provare a superare l’esame – hanno spiegato i genitori. Adesso cercheremo un’altra scuola da settembre disposta a sostenere nostra figlia in una programmazione personalizzata verso l’esame. Per noi è importante che su queste tematiche si faccia un passo avanti, non solo per Nina, ma per tutta la società”.

Sottosegretaria Frassinetti: “Episodio grave”

“Portare una studentessa con disabilità a cambiare scuola è un episodio grave. La scuola deve utilizzare tutti gli strumenti a disposizione per permettere ai ragazzi diversamente abili di poter realizzare il proprio percorso scolastico, nonché di poter crescere e formarsi, affrontando le prove che la vita ci pone davanti” ha detto Paola Frassinetti, sottosegretario all’Istruzione e al Merito

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