Si è aperta nel pomeriggio con la contestazione fuori dal Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università Roma Tre di una quindicina di studenti di Cambiare Rotta la cerimonia per la laurea Honoris Causa alla professoressa Daphne Barak-Erez, che nel 2011 è stata nominata preside della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Tel Aviv e l’anno successivo giudice della Corte suprema israeliana, dove è tuttora impegnata. “Riteniamo vergognosa questa cerimonia sia nei modi sia nel tempi – ha detto uno dei manifestanti – Roma Tre decide di dare uno schiaffo in faccia agli studenti che protestano contro il genocidio a Gaza e contro il nostro rettore che siede nel comitato scientifico di Medor. Siamo qui oggi per chiedere che la governance dell’ateneo ascolti le nostre richieste: a Gara è in corso un genocidio, Israele continua a portare avanti una escalation che porterà tutti alla guerra, noi siamo dalla parte giusta”.
La lectio magistralis della professoressa Daphne Barak-Erez è prevista dopo i saluti del rettore, Massimiliano Fiorucci, e del direttore del Dipartimento di Giurisprudenza di Roma Tre, Antonio Carratta. A Giulio Napolitano, docente di Diritto Amministrativo del Dipartimento e firmatario insieme ai docenti Giorgio Resta, Marco Ruotolo e Luisa Torchia della proposta di conferimento, verrà affidato l’Elogio, mentre a Marta Cartabia, docente di Diritto Costituzionale presso la Bocconi e presidente emerito della Corte Costituzionale, spetterà la Laudatio.
La vice-presidente della Corte Costituzionale Italiana, Daria de Pretis, nella lettera inviata al Dipartimento di Giurisprudenza a supporto della proposta di conferimento della Laurea Honoris Causa, ha sottolineato che la professoressa Barak Erez ha “contribuito in maniera determinante, da quando vi è stata nominata giudice, alla giurisprudenza della Corte Suprema Israeliana, specialmente nelle questioni attinenti il rispetto della rule of law da parte dei poteri pubblici”.
Tra i numerosi contributi della Barak-Erez, spicca il suo ruolo nella storica decisione della Corte suprema israeliana sul caso Movement for the Quality of Government v. Knesset, che ha censurato un progetto di riforma costituzionale promosso dal Governo Netanyahu. La sentenza, adottata con una maggioranza di 8 a 7, ha dichiarato l’illegittimità della legge volta a privare pro futuro la possibilità per la Corte Suprema di sindacare la “ragionevolezza” degli atti del Governo, del Primo Ministro e dei Ministri. Nella sua opinione, volta ad affermare l’intangibilità per la democrazia del presidio di un giudiziario indipendente, la giudice Barak-Erez ha richiamato a supporto e come cornice generale i famosi studi di Kim Scheppele sul “legalismo autocratico”, paventando il pericolo che piccole riforme costituzionali diano vita, passo dopo passo, a un “Frankenstate”, uno Stato mostruoso.
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