Più tempo libero e vita privata anche a costo di rinunciare a guadagnare di più: è quello che pensano i giovani della Generazione Z sulle dinamiche del lavoro secondo una ricerca effettuata dalla Fondazione Ipe. Secondo i dati dello studio che ha coinvolto 10mila studenti in un arco temporale di un anno e mezzo, l’86% dei giovani preferisce la vita privata al lavoro e non teme di rifiutare offerte professionali che non vadano incontro al proprio equilibrio e ai propri valori personali.
“Vi farò sapere io”
Con un approccio più selettivo e consapevole rispetto al passato, i giovani della Generazione Z sembrano quindi voler invertire le dinamiche tradizionali. Sempre più spesso sono loro a prendersi il tempo necessario per valutare le opportunità, rispondendo ai datori di lavoro con un chiaro “vi farò sapere io”.
Il lavoro non più al centro
“La Generazione Z sta imponendo un cambio di prospettiva epocale. Per loro, il lavoro è uno strumento per vivere meglio, non il centro della vita – spiega Ipe – Le aziende che non si adatteranno rischiano di perdere i talenti più brillanti”. Lo studio invita le imprese a ripensare le loro strategie per attrarre giovani talenti, mettendo al centro flessibilità, valori e benessere personale.
Formazione post laurea
Inoltre si rileva che il 100% dei giovani che ha intrapreso percorsi di specializzazione post-laurea, e successivamente è entrato nel mondo del lavoro, percepisce un salario medio di 300 euro in più al mese rispetto ai colleghi già all’ interno del mondo del lavoro.
Cosa rischiano le aziende
“Questi dati indicano una Generazione Z più consapevole e determinata a costruire una vita che rifletta le proprie aspirazioni e valori – aggiunge Ipe – Le aziende devono riconoscere e adattarsi a queste nuove priorità se desiderano attrarre e mantenere i talenti emergenti”.
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