“Nessuno dalla scuola è mai venuto a trovarci per esprimerci solidarietà o cordoglio. Né i compagni, né gli insegnanti o la dirigente scolastica”. Dice la sorella della 15enne trovata impiccata a un albero del giardino di casa, martedì scorso, a Piazza Armerina (Enna). “In compenso tanti cittadini, compresi sindaco e giunta, sono venuti a piangere con noi”, aggiunge.
Alle critiche, la preside del liceo frequentato dalla giovane, ha risposto inizialmente che non ha chiamato: “perché non avevo il numero e non sapevo come rintracciarli”. Poi la dirigente è andata a trovare la famiglia. “E’ stato straziante – ha detto – sono distrutti dal dolore e continuano ad avere tanti dubbi tra i quali quelli sulla autenticità del biglietto che un compagno di scuola avrebbe consegnato al fidanzato della ragazza. Secondo loro non sarebbe stato scritto dalla giovane”. La famiglia dell’adolescente si era lamentata della mancanza di solidarietà della scuola.
L’ombra del revenge porn a scuola
Secondo alcune ricostruzioni a scuola ci sarebbe stato un litigio, le due ragazze avrebbero discusso violentemente per un ragazzo e la 15enne sarebbe poi stata insultata da un gruppo di studenti a scuola che avrebbero alluso a sue foto intime che circolavano in chat. “Era solo un diverbio – ha commentato la preside – Così mi hanno detto i docenti”. “Se avesse convocato le ragazze in presidenza e ci avessero chiamati, noi avremmo capito la gravità dei fatti e io non avrei mai lasciato sola mia figlia per andare a fare commissioni”, ha detto la madre.
Sul fatto indaga la Procura dei Minori di Caltanissetta che ipotizza il reato di istigazione al suicidio. La giovane si sarebbe tolta la vita forse temendo che sue immagini private potessero circolare nelle chat dei compagni di scuola. Il procuratore dei minori, che ha lungo ascoltato amici e familiari della 15enne, ha ieri rivolto un appello perché chi è a conoscenza di particolari sulla vicenda parli. Mercoledì sul corpo della ragazzina verrà eseguita l’autopsia.
L’appello della madre a Mattarella
“Vogliamo che il Presidente della Repubblica Mattarella si metta una mano sul cuore e guardi il caso di mia figlia, bambina perfetta, promessa italiana della pallavolo. Le hanno tolto la vita perché brillava troppo e noi come famiglia abbiamo paura per le nostre vite”, ha affermato la madre.
La famiglia della giovane non crede al suicidio e, da giorni, parla di omicidio. Ieri la madre, una barista di origini cubane, aveva sostenuto che le modalità in cui erano state strette le corde attorno al corpo erano incompatibili con la morte volontaria. “L’ho trovata appesa. Era in ginocchio tutta legata – dice – Ma una bambina come fa a legarsi fino ai piedi?” E proprio per chiarire i fatti i pm dei minori hanno deciso di non restituire la salma alla famiglia, che aveva già fissato per il pomeriggio di eri, 9 novembre, i funerali.
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