La Gelmini annuncia la riforma

gelmini.jpgÈ tornata a parlare della riforma imminente il ministro Gelmini. Lo ha fatto venerdì durante un convegno organizzato a Napoli dal Nisa, il Network degli studiosi italiani all’estero. E ha confermato: questa volta si metterà mano soprattutto a governance, valutazione della qualità, reclutamento e diritto allo studio.
“Tra pochi giorni presenterò al CdM un ddl di riforma dell’Università che riguarderà i punti che io considero strategici per il superamento delle più rilevanti carenze del sistema italiano”, ha affermato il ministro.
“L’università italiana, – ha proseguito il Ministro – fondata su un sistema pubblico di finanziamento è stata abituata a non vedere premiata la qualità. Da qualche anno la valutazione ha cominciato ad incidere significativamente sui finanziamenti: ma siamo solo agli inizi.
Chiave di volta dell’azione riformatrice deve essere la governance. Il principio fondamentale dell’autonomia delle università dovrà conciliarsi con la presenza negli organi di governo di figure esterne, che rappresentino competenze gestionali obiettive e interessi del più ampio contesto locale e nazionale in cui l’università opera.
Una delle ragioni per cui l’università italiana – ha continuato la Gelmini – in questi anni ha reclutato pochi giovani e poche figure comunque esterne, per formazione ed esperienza, all’ambiente stesso della Facoltà e del Dipartimento che procedevano alla chiamata, risiede appunto nelle carenze di una governance autoreferenziata, che ha distorto il principio dell’autonomia in una politica del reclutamento volta a favorire esclusivamente i laureati locali, o a far progredire in carriera il personale già in organico presso la stessa Facoltà.
La riforma che stiamo varando – ha concluso – porrà un limite preciso alla possibilità di carriere tutte interne alla stessa sede. Una percentuale elevata delle chiamate, che nelle mie intenzioni non dovrebbe arrivare al 50%, sarà riservata a studiosi che non occupino già delle posizioni nella stessa sede. Si tratta di un cambiamento molto rilevante negli assetti e nelle mentalità dominanti nell’università italiana, che garantirà mobilità e interscambio di competenze, esperienze, idee, progettualità”.

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2 comments
  1. Tutte chiacchiere…
    Finora con questo specchietto della grande riforma il ministro ha solo ottenuto di applicare al 200% i tagli non finanziando nulla. Ancora ci sono moltissime cose in sospeso che riguardano il reclutamento dei ricercatori quali le modalità di svolgimento dei concorsi, i parametri di valutazione, le prerogative, gli accorpamenti dei settori. Ancora non si capisce come saranno applicate le carriere.
    E, ciliegina sulla torta, anche ammesso che tutte queste questioni si risolvano in breve tempo, rimangono i tagli; i finanziamenti già l’anno prossimo si ridurranno drasticamente. E allora mi si spieghi come si vogliono reclutare i ricercatori, non pagandoli?
    Quanto squallore, quanta ipocrisia!!!!!

  2. Alberto,
    hai perfettamente ragione.
    Ho tanta rabbia dentro perchè questi tagli li sto vivendo sulla mia pelle, sono una ricercatrice precaria ormai ridotta a brandelli. Non ci sono più fondi per finanziare nulla, una borsa di ricerca un assegno, niente! Sentire solo parole, dettate probabilmente da pubblicità pre-elettorali, fa davvero restar male dentro. Non ci sono soldi nell’ateneo in cui ho buttato il sangue, cosa dovrei sperare, che forse chissà quando grazie a un reclutamento nazionale, potrei vincere un concorso altrove? E adesso che faccio? E per quanto tempo dovrei rimanere a spasso in attesa di qualcosa che ancora non si capisce cos’è?
    Non voglio morire in un call center, dopo tanti sacrifici. L’Italia fa schifo, meglio andare a fare la ricercatrice all’estero.

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