Un invaso è un bacino artificiale creato con lo scopo di contenere una massa d’acqua che può avere lo scopo di controllo nella gestione delle alluvioni oppure come riserva a scopo agricolo. La crisi climatica e la “tropicalizzazione” del clima italiano, con lunghi periodi di siccità, hanno evidenziato sempre di poù l’importanza di una sufficiente distribuzione degli invasi sul territorio italiano. Ma ad oggi la capacità idrica sul territorio nazionale è stimata e non vi è una reale conoscenza del dato reale che invece servirebbe per aumentare eventualmente il numero degli invasi a scopo agricolo per sopperire ad eventuali aumenti di durata dei periodi di siccità nella penisola.
La ricerca del Politecnico di Milano
Quanto sia la capacità degli invasi a scopo agricolo sul territorio italiano è oggetto di ricerca perché di fatto ad oggi ci sono solo stime ed è qui che entra in gioco Davide Chiarelli, ricercatore under 35 del Politecnico di Milano, che con una ricerca sovvenzionata con i fondi “Prin” si prefigge “stimare quelli che sono i fabbisogni irrigui e la disponibilità di acqua da poter utilizzare in agricoltura attraverso una mappatura degli invasi in Italia.
“Il progetto nasce anche da quella che è la realtà che si sta osservando – dichiara a Corriereuniv.it il ricercatore – l’aumento dei periodi di siccità, o comunque di scarsità idrica, ed un aumento della domanda di fronte un aumento della richiesta di prodotti agricoli. Soprattutto cercheremo di focalizzare l’attenzione su ciò che c’è di esistente, piccoli invasi già presenti sul territorio, oppure la possibilità del suolo stesso di immagazzinare acqua piovana e vedere se si può aumentare la disponibilità d’acqua attraverso la creazione di piccoli invasi”.
Mappare i bacini idrici
Da questo punto di vista vi sono Regioni che hanno iniziato a mappare gli invasi esistenti. “Ma non c’è un dato completo – evidenzia Chiarelli – quindi l’idea è quella di andare a verificare lo stato attuale, quantificare anche qual è il volume invasato, la locazione e poi andare cercare di gestire quella che è l’acqua disponibile in base alla domanda. Dove quest’ultima per noi è un focus legato all’agricoltura”. Anche in prospettiva futura, quando già oggi sempre più si parla dell’acqua come il nuovo oro incolore, poter avere stime precise sarà fondamentale sia per le aree rurali che per quelle urbane. Basti pensare alle recenti iniziative, anche in prospettiva di investimenti, contro gli sprechi d’acqua e le perdite delle reti idriche in Italia.
Ma come viene fatta una simile mappatura? “Una parte dei fondi è stanziata per l’acquisto dei dati – spiega il ricercatore – soprattutto per quanto riguarda le immagini satellitari ad alta risoluzione, quindi chiaramente quelle hanno un costo incluso e a seconda dei fondi stanziati è possibile acquistarne un numero maggiore o minore e quello in qualche modo può influenzare nel senso che sapendo di dover prendere solamente determinate immagini, magari di zone di maggiore interesse, rispetto a prenderle tutte e non vincolarmi su determinate aree. Però sicuramente in base ai fondi il progetto andrà calibrato su quello”.
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