Il percorso più adatto per diventare bioingegneri. L’intervista al direttore dell’Istituto IEIIT del CNR

“Le nuove scoperte e le nuove tecnologie spostano ogni giorno più in là il confine della bioingegneria e le sue possibilità di aiutare i fisiologi nel comprendere il funzionamento dei sistemi biologici”.

Paolo Ravazzani è il direttore dell’Istituto di Elettronica e di Ingegneria dell’Informazione e delle Telecomunicazioni CNR IEIIT.

Dott. Ravazzani, cosa si intende per Bioingegneria o Ingegneria biomedica e qual è il percorso più adatto per laurearsi in questo campo?

Per Bioingegneria si intende quella disciplina che applica le tecnologie ed i metodi dell’ingegneria, alla ricerca per l’arricchimento delle conoscenze dei sistemi biologici e alle scienze della medicina e della salute. Circa il percorso universitario per laurearsi in questo campo, in generale esiste la Laurea triennale seguita da quella magistrale in Ingegneria Biomedica o in Bioingegneria, percorsi formativi offerti in numerosi atenei sia in Italia sia in Europa e anche a livello internazionale. Suggerisco comunque sempre di non fermarsi ai nomi dei corsi di laurea che possono avere sfumature differenti, ma di prendere informazioni specifiche presso gli Atenei.

Quali conoscenze dovrebbe avere uno studente che vuole cimentarsi in questo percorso di studi?

Direi nessuno specifico, se non l’essere interessati alle discipline tecnologiche e, contemporaneamente, curiosi e interessati al come funzionano i sistemi biologici ed il corpo umano. Il bioingegnere, infatti, deve essere da un lato appassionato di ingegneria e dall’altro affascinato da quanto l’ingegneria possa trovare applicazione nella biologia e nella medicina.

Ci può descrivere in breve il suo percorso formativo-professionale?

Io sono laureato in Ingegneria Elettronica (ai tempi della mia laurea non esisteva ancora la Laurea in Ingegneria Biomedica) ma avevo scelto un percorso di esami che mi hanno permesso di specializzarmi in modo specifico in bioingegneria. Dopo la laurea ho conseguito il titolo di Dottore di Ricerca in Bioingegneria, per poi proseguire la mia attività di ricerca scientifica nel Consiglio Nazionale delle Ricerche sempre nella bioingegneria. 

Quali sono attualmente le frontiere della Bioingegneria e a quali progetti di ricerca state lavorando all’IEIIT del CNR (Istituto di Elettronica e Ingegneria dell’Informazione e delle Telecomunicazioni)

Mi lasci dire che i confini non si vedono, cioè le nuove scoperte e le nuove tecnologie spostano ogni giorno più in là il confine della bioingegneria e le sue possibilità di aiutare i fisiologi nel comprendere il funzionamento dei sistemi biologici, i medici nella diagnosi delle malattie e nella loro cura, nel contribuire a creare per tutti noi un modo migliore e più sostenibile, migliorando la nostra salute. Si pensi agli avanzamenti nel bioimaging, nella biorobotica, nei tessuti ingegnerizzati, nel drug delivery, la lista è davvero lunga.

Il CNR è davvero al cutting edge della ricerca in questo settore, occupandoci della ricerca scientifica nelle tecnologie per la salute ad amplissimo spettro. Per quanto riguarda il mio istituto IEIIT, in questo periodo stiamo sviluppando in particolare nuove tecniche di stimolazione elettrica delle cellule nervose mediante nanoparticelle piezoelettromagnetiche, studiamo innovative tecniche di tissue engineering per oncologia, stiamo studiano tecniche innovative in grado do migliorare la qualità della vita nel paziente paraplegico e nela malattia di Parkinson e stiamo approfondendo il possibile impatto delle nuove tecnologie 5G e, soprattutto, 6G sulla salute dell’uomo e dell’ambiente (tenendo conto anche delle piante e degli animali).

Quali sono gli sbocchi lavorativi per un giovane laureato/a in Bioingegneria?

Gli sbocchi lavorativi sono ogni giorno di più. La figura professionale del bioingegnere trova naturale sbocco nelle aziende biomedicali, nei settori di ricerca e sviluppo e in quelli sia di gestione di prodotto che di rapporto tecnico scientifico con le strutture mediche e i centri di ricerca. Inoltre, proprio la stretta correlazione fra bioingegneria e innovazione porta l’ingegnere biomedico ad essere figura primaria nei processi di creazione di aziende anche piccole ma innovative ad altissimo contenuto tecnologico, in grado di mettere in pratica in tempi brevi idee progettuali di grandissimo impatto. Da non dimenticare, naturalmente, gli sbocchi professionali nelle strutture cliniche ed ospedaliere, con percorsi specifici e di grande soddisfazione all’interno degli ospedali. Infine, per chi desidera dedicare la propria vita professionale alla ricerca scientifica, la bioingegneria rappresenta materia di elezione, unendo la sfida dell’innovazione tecnologica con quella della medicina e della salute, sia a livello della ricerca di base che di quella applicata. I percorsi professionali in tal senso vedono la possibilità di conseguire il titolo di Dottore di Ricerca per poi proseguire il percorso in enti di ricerca come il Consiglio Nazionale delle Ricerche o presso le Università o i Centri di Ricerca privati.

Un augurio per le prossime matricole? 

Domanda difficile. Sono tantissime le cose che spero per loro. Abbiamo parlato di scienza e di bioingegneria. Auguro loro di sognare sempre il futuro

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