Il comune dove bambini stranieri e italiani vanno in scuole diverse

Nessun obbligo di iscrivere i figli ma sono i genitori ad aver deciso questa separazione. “Ci danno dei razzisti ma semplicemente cerchiamo una scuola dove i nostri figli siano seguiti”
Uscita degli alunni della scuola primaria dell’Istituto Comprensivo Iqbal Masih che rimarrà chiusa il 10 aprile per la festa di fine Ramadan vista l’elevata presenza di ragazzi di fede islamica a Pioltello. 18 Marzo 2024. ANSA/ANDREA CANALI

A Dronero (Cuneo) ci sono quattro scuole, due in centro e due nelle frazioni residenziali nei dintorni. I due istituti del centro sono frequentati quasi solamente da alunni di origine straniera, quelle in periferia, quasi solo da italiani. Una divisione tanto netta da finire al centro del consiglio di istituto. “La separazione dei ragazzini di origini straniere dai compagni italiani è totalmente insensata. Non ci sono motivi comprensibili legati all’apprendimento o al cosiddetto gap linguistico”, ha commentato il docente Simone Demaria di fronte ai colleghi, citato da La Stampa. Ed effettivamente la ragione non è dettata dalla scuola, ma delle semplici scelte dei genitori, che possono decidere quale plesso far frequentare ai propri figli.

Un nuovo modello educativo

La primaria “Oltremaira” è frequentata all’80% da bambini stranieri o figli di stranieri. Viceversa, l’istituto elementare della vicina Villar San Costanzo non conta nemmeno un alunno che non sia italiano. Il consiglio si arrovella e analizza i dati, ma i genitori hanno già dato la loro versione. “Ci danno dei razzisti ma è assurdo”, commentano due madri. “Semplicemente cerchiamo una scuola dove i nostri figli siano più seguiti e dove tutti vadano avanti assieme”. Lo stesso sostiene la preside Vilma Margherita Bertola: “Qualcuno con dei pregiudizi ci sarà, ma io credo che i veri motivi siano altri”.

La differenza tra le scuole non risiede solo negli iscritti. Quelle delle frazioni offrono un modello educativo innovativo noto come “scuola senza zaino”, basato principalmente sulla partecipazione. Per questo, anche le famiglie italiane che abitano in centro preferiscono portare lì i propri figli. D’altro canto, molti dei cittadini stranieri non godono della stessa flessibilità. Arrivati nel Comune piemontese per lavorare, spesso nelle fabbriche di biciclette, di attrezzature agricole e nei campi, non hanno la rete sociale di cui godono gli italiani. Niente nonni che possano andare a prendere i bambini, meno informazioni sui modelli educativi delle varie scuole, talvolta più difficoltà a spostarsi. I genitori di uno studente di origini romene arrivati da poco a Dronero si sono lamentati con la preside: «Come mai nella nostra scuola non ci sono bambini italiani? Noi vogliamo che nostro figlio impari in fretta la lingua, i modi, la vita». Lo chiamano «bagno linguistico».

Il problema dell’italiano nelle scuole

Per altro, il gap linguistico tra gli alunni locali e quelli di origine straniera è spesso limitato. Molti di questi ultimi, infatti, sono nati in Italia e conoscono la lingua molto bene. In tutte le classi delle elementari sono solo 15 gli studenti classificati come «Nai»: Neo Arrivati in Italia. Certo, «non si possono mettere paletti alle scelte dei genitori», assicura il sindaco. «Però penso che si potrebbe lavorare di più sul coordinamento tra i plessi scolastici. Potremmo investire nel trasporto, in un servizio di bus tra le scuole, in modo che ci sia maggiore compresenza. Certo, è un costo, ma può essere anche un investimento sensato – prosegue il sindaco -. Perché se per incanto domani i quasi 1.300 stranieri che abitano qui sparissero, chiuderebbero le scuole, i negozi, le fabbriche e la frutta resterebbe sempre sugli alberi. Dronero si impoverirebbe. E di molto».

La preside si appella alle famiglie: «Chiedo a tutti i genitori di partecipare attivamente alla vita della scuola. Insieme troveremo il modo per fare una scuola migliore per tutti. E una scuola migliore, è una scuola multiculturale. Su questo non ho dubbi: la multiculturalità è un punto di forza».

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