Il banchiere e il professore: con il governo Draghi finisce la “scuola affettuosa” del ministro Bianchi

Dalla riforma del reclutamento e formazione docenti rimasta “orfana” dei decreti attuativi, allo scontro con gli studenti.

Con le dimissioni del premier Draghi e del suo Governo, finisce anche il mandato di Patrizio Bianchi come Ministro dell’Istruzione. Un’esperienza per il professore ferrarese che lo ha visto protagonista di alcuni importanti interventi dell’esecutivo ma che senza dubbio lo ha anche trascinato, come capita spesso ad ogni titolare del dicastero di Viale Trastevere, al centro delle polemiche.

La riforma del reclutamento

Senza dubbio l’opera più in vista del ministro emiliano è stata a riforma del reclutamento e formazione docenti, approvata definitivamente poche settimane fa, anche se bisogna comprendere come si concluderà la storia per quanto riguarda i decreti attuativi previsti dalla legge 76, che avrebbero dovuto completare la riforma. La stessa legge ha introdotto la famosa formazione incentivata per gli insegnanti e la Scuola di Alta Formazione. Insomma, un progetto ambizioso che però si è scontrato con il malumore dei lavoratori della scuola che attendevano una riforma più strutturata e ragionata sui temi vicini alla quotidianità.

La legge che ha voluto ridisegnare il percorso per diventare insegnante è stata infatti anche il provvedimento più criticato dai sindacati. Proprio con le organizzazioni sindacali si sono registrati negli ultimi tempi incomprensioni che hanno portato ad una distanza che ha condizionato pesantemente i rapporti. Distanza culminata con lo sciopero del 30 maggio in segno di protesta verso le misure del Governo sulla scuola. E l’operato di Bianchi.

Lo scontro con gli studenti

Non va dimenticato, poi, lo scontro con gli studenti su norme covid e Maturità. Al di là della retorica sulla “scuola affettuosa” del capo di Viale Trastevere, i giovani hanno sempre condannato il suo operato, protestando a più riprese dall’autunno 2021 alla primavera 2022. Bianchi, infatti, non ha mai convocato il Forum studentesco, l’organo di rappresentanza nazionale dove confluiscono le maggiori sigle studentesche, né si è mai confrontato con le rappresentanze sindacali degli studenti che chiedevano a gran voce di essere ascoltati su temi come bonus psicologi, fondi per la scuola e formazione. Al culmine delle proteste, quando perfino all’interno del Partito Democratci, molti parlamentari e rappresentanti hanno condannato l’operato di Bianchi stesso – messo lì proprio dal Pd – c’è stata una piccolissima apertura di confronto con degli organi istituzionali di rappresentanza studentesca e non con quelli politici. Confronto poi, però, terminato con un nulla di fatto.

Inoltre, non va dimenticato lo strano rapporto che intercorreva tra il ministro e il premier Draghi, un rapporto che più volta è sfociato in disaccordi e azioni ufficiali in contrasto anche all’interno del ministero stesso diviso in diverse fazioni. Quella del premier e quella del ministro. Sia le forze politiche che gli studenti stessi hanno spesso denunciato come il vero ministro dell’Istruzione fosse di fatto il premier Draghi che metteva il veto a tutte le decisioni più importanti. Una scuola “affettuosa”, come la chiamava il ministro, che ora ha terminato la sua marcia e che lascia molti decreti attuativi per dare reale compimento a quelle “riforme”, spesso contestate dal mondo della scuola, che hanno caratterizzato l’operato del governo Draghi.

Leggi anche:

Total
1
Shares
Lascia un commento
Previous Article

Bari, niente esami all'università per chi non è in regola con le tasse: studenti in rivolta

Next Article

Morto Luca Serianni, il grande linguista era stato investito sulle strisce a Ostia

Related Posts
Leggi di più

Via libera del Senato al ddl Valditara sul voto in condotta

Fortemente voluto dal ministro dell'Istruzione, il ddl prevede diverse novità relative al comportamento degli studenti: bocciatura con il 5 in condotta, 'esamino' con il 6 e sanzioni in caso di violenze. Il provvedimento passerà adesso alla Camera