Si preannuncia un inizio di 2022 di fuoco per il mondo della scuola alle prese con il personale docente che non si è ancora vaccinato (e non lo farà) e che quindi sarà impossibilitato anche solo a mettere piede in quelle che fino ad oggi sono state le proprie aule.
Secondo le ultime stime del Ministero dell’Istruzione il 95 per cento del personale scolastico si è vaccinato. Per l’Associazione nazionale dei presidi (Anp) i prof no vax sono una percentuale modesta: è ipotizzabile che siano 10 mila su 800 mila docenti. Ma ci sono poi altri calcoli che prospettano un futuro meno roseo con una quota attorno ai 20-30 mila prof che a gennaio potrebbero smettere di insegnare lasciando le proprie cattedre desolatamente vuote.
Una situazione che rischia di creare un caos non proprio irrilevante alla ripresa delle lezioni dopo la pausa natalizia e che potrebbe mettere i presidi in una situazione di oggettiva difficoltà organizzativa. La soluzione a portata di mano, ma nemmeno poi tanto, è quella di fare affidamento alle supplenze. Oggi il Corriere della Sera riporta come dal Ministero dell’Istruzione si attendono un alto tasso di supplenze nel Nord Est, mentre regioni come la Campania che hanno vaccinato quasi la totalità del personale questa quota potrebbe essere molto bassa. In alcuni casi si potrebbe usare il personale aggiuntivo che è stato assegnato alle scuole per aiutare nell’emergenza Covid, ma spesso è già impegnato in altre attività.
“Dovremo cercare altri supplenti, oltre a quelli che ancora mancano – ha detto Cristina Costarelli, dell’Anp Lazio al quotidiano di Milano -. Alcune graduatorie sono vuote come quella per le scuole elementari e per materie come matematica e fisica alle superiori”. Dove saranno esaurite anche le graduatorie di istituto, si procederà con le cosiddette Mad, cioè le chiamate da parte dei presidi. E poi, come del resto è già avvenuto lo scorso anno, si potrebbero addirittura chiamare i laureandi. Lo scorso anno bastava una laurea triennale e l’iscrizione alla magistrale per ottenere qualche supplenza.
Per questo nelle università cominciano già a mettere le mani avanti. Per esempio, a Bolzano il preside del corso di laurea in Scienze della Formazione Paul Videsott ha già preparato i suoi studenti e cambiato l’orario delle lezioni: “Chi vorrà potrà fare una supplenza: se sarà di tre mesi sarà riconosciuta come tirocinio”.