I presidi lanciano l’allarme: “Servono regole uniche per le quarantene, altrimenti si rischia il caos in classe”

Le nuove regole assegnano le gestione dei rientri a scuola degli studenti positivi ai medici di base. Ad oggi sono più di 5mila gli alunni obbligati alle lezioni a distanza.

Rischia di diventare sempre più problematica la gestione delle quarantene nelle classi dove si sono registrati casi di positività da Covid-19. L’allarme è stato lanciato dai presidi che si stanno trovando a gestire già nei primi giorni di partenza del nuovo anno scolastico, il rientro in classe di alunni e studenti positivi.

Come spiega oggi la presidente del liceo scientifico Newton di Roma in un’intervista al quotidiano La Stampa, Cristina Costarelli, il fatto che la gestione delle quarantene siano passate dalle Asl ai medici di base potrebbe complicare di molto il ritorno in classe in sicurezza dei ragazzi. Gli studenti, infatti, possono rientrare in presenza dopo aver presentato un certificato medico di avvenuta negatività al Covid, che quindi si baserà sulle difese immunitarie del singolo e non più su protocolli standard uguali per tutti. Del resto, non è uguale per tutti nemmeno il periodo di isolamento domiciliare: 7 giorni per i vaccinati, 10 giorni per i non vaccinati, fino a 14 giorni per chi rifiuta di sottoporsi al tampone di controllo.

“Così c’è chi torna in classe prima e chi dopo, con evidenti problemi per i docenti nell’organizzare la didattica – spiega Costarelli -. Se le regole restano queste, si rischia di andare peggio dello scorso anno, nonostante i vaccini”.

Intanto i numeri delle classi che sono finite in Dad continuano a crescere. Si stima che fino ad oggi gli studenti costretti a seguire le lezioni davanti a un computer siano già più di 5mila per un totale di 200 classi. In Alto Adige, dove le lezioni sono iniziate il 6 settembre, le classi in quarantena sono 35, con una settantina di casi positivi. Solo tra le province di Milano e Lodi la didattica a distanza è già scattata per 37 classi e un migliaio di studenti. A Torino hanno dovuto abbandonare i banchi 380 bambini e ragazzi, suddivisi in 17 classi in isolamento. In Veneto sono decine le classi in isolamento, una trentina solo in provincia di Padova, 11 in quella di Treviso e altre sparse tra Vicenza, Verona e Venezia. In Emilia-Romagna centinaia gli studenti in Dad, da una prima media di Vignola, in provincia di Modena, a una classe elementare in provincia di Ferrara. Lezioni in presenza sospese anche in 5 sezioni della provincia di Piacenza, in 13 della zona di Rimini e in sei scuole di Bologna: tre primarie, una media, una materna e un nido.

Tra chi è tornato subito davanti al computer anche una quarantina di alunni a Salerno e nove classi in Abruzzo, per un totale di quasi 150 studenti. Un caso si è registrato anche in Sardegna, in una scuola primaria di Ussana, vicino a Cagliari. A Roma e provincia siamo già a quota 50 classi in Dad e più di mille studenti a casa. E oggi la campanella suonerà per la prima volta anche in Puglia e in Calabria. 

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